Grecia, scontri di piazza e ci scappa il morto

La Grecia è nel caos. Lo diciamo da giorni, ma è la realtà di quello che sta accadendo a quattro passi dall’Italia. Tutto il Paese è logorato da quattro giorni incessanti di scioperi generali e manifestazioni di piazza che hanno privato i cittadini di qualsiasi servizio pubblico non urgente e lo stesso settore privato ha subito pesanti ripercussioni per l’astensione dal lavoro massiccia dei dipendenti. La nuova ondata di scioperi è stata indetta dai sindacati di riferimento per il pubblico impiego e il settore privato, Adedy e Gsee, in vista del nuovo pacchetto di misure ieri approvato in via definitiva dal Parlamento di Atene, che prevede licenziamenti per 30 mila impiegati statali e tagli agli stipendi pubblici e aumenti di tasse e imposte.

Le manifestazioni si sono concentrate soprattutto a Piazza Syntagma, che ormai è diventata un simbolo della protesta contro il governo e la classe politica. Slogan e urla contro il Parlamento sono stati scanditi davanti all’ingresso, con scontri violenti che si sono verificati a causa della presenza di gruppi anarchici organizzati, che qui in Grecia sono storicamente molto forti.

E il peggio è avvenuto, dopo che era stato temuto da diversi mesi, anche se le notizie che provengono da fonti mediche hanno un pò ridimensionato il caso. Un lavoratore edile di 53 anni, appartenente al sindacato comunista Pame, è morto ieri durante la manifestazione, pare a causa di un infarto. Bisognerebbe verificare se tale infarto sia stato dovuto alla visione degli scontri e delle violenze, che riportavano alla mente le immagini di Roma di nemmeno cinque giorni prima. Tuttavia, i medici hanno escluso che vi siano state ferite sul suo corpo, pertanto, si sarebbe trattata di una tragica fatalità.

Ma la morte dell’operaio è il segno di quanto sta accadendo nel Paese, di fatto fallito. Il Parlamento ha votato l’ennesimo pacchetto con 154 voti a favore e 144 contro. Un deputato del Pasok, il partito socialista al governo, è stato espulso perchè non avrebbe votato tutti gli articoli. Si tratta del ministro del lavoro.

Scende a 153, dunque, la maggioranza potenziale per nuove misure di austerity. Ma la stanchezza della popolazione e della stessa maggioranza parlamentare per misure a singhiozzo lasciano intravedere che non sarà facile approvare nuove misure. Potrebbe essere stata l’ultima assunzione di responsabilità di Atene.

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