Pensione a 67 anni e licenziamenti facili: ecco la ricetta del Governo per convincere l’Europa

Tutti in pensione a 67 anni e licenziamenti facili: sono questi i punti centrali nella lettera inviata dal Governo all’Unione Europea per far fronte alla crisi, insieme alla dismissione del patrimonio pubblico. Le indiscrezioni sul contenuto della missiva discussa ieri sera nel vertice tra i 27 leader dei paesi europei erano state anticipate dall’Adnkronos. In sedici pagine divise in cinque capitoli, l’esecutivo italiano elenca gli interventi che saranno messi in atto nei prossimi anni per il risanamento dei conti pubblici.

Ci sarà anche il tanto discusso aumento dell’età pensionabile, che aveva quasi fatto cadere il governo: dal 2026 uomini e donne potranno andare in pensione solo dopo aver compiuti i 67 anni di età. L’innalzamento avverrà gradualmente, mentre per quanto riguarda le pensioni di anzianità, queste sono già state modificate e dovrebbero andare a regime nel 2013.

Prevista anche una nuova regolamentazione per quanto riguarda i licenziamenti: per le aziende dovrebbe essere introdotta, infatti, la possibilità di licenziare dipendenti con contratto a tempo indeterminato in caso di crisi economica. Sempre dal punto di vista occupazionale è prevista la promozione dei contratti di apprendistato e di inserimento delle donne nel mondo del lavoro. Tra gli altri provvedimenti contenuti nella lettera anche la dismissione del patrimonio pubblico dal quale, secondo i calcoli fatti dal Governo, dovrebbero arrivare 5 miliardi di euro l’anno nei prossimi tre anni: il piano dovrebbe essere operativo entro il 30 novembre prossimo. Inoltre sarà istituita una commissione che dovrebbe occuparsi dell’abbattimento del debito pubblico.

Le indiscrezioni arrivate sul contenuto della lettera presentata a Bruxelles hanno provocato l’immediata replica dei sindacati con il segretario della Cgil, Susanna Camusso, che parla di “ennesimo attacco sui licenziamenti, sul lavoro precario, sulle pensioni e che colpiscono in particolare le donne e il Mezzogiorno”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il leader della Cisl, Raffaele Bonanni: “Procedendo così non si farà mai una riforma ma si attaccheranno solo le persone più deboli. Reagiremo nelle prossime ore – ha concluso Bonanni -, ma questo non è un gioco di società”. Commento negativo anche da parte del leader del Pd, Pierluigi Bersani che parla di contenuti che “non lasciano purtroppo intravedere niente di serio; evidentemente l’obiettivo del governo è di prendersi in sede europea qualche giorno di ossigeno”.

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