Tunisia, islamici vincono con il 41,47% e nella notte scoppiano violenze

Dopo quattro giorni di attesa, i risultati definitivi delle prime elezioni libere in Tunisia sono arrivati e non rappresentano una sorpresa, stando ai pronostici della vigilia e alle indiscrezioni di questi stessi giorni post-voto. Il partito islamico moderato Ennahda di Gannouchi ha stravinto con il 41,47% dei voti e ottenendo 90 seggi sui 217 dell’Assemblea Costituente, chiamata a redigere una nuova Carta fondamentale entro un anno. Al secondo posto, ma con solo il il 13,82% dei consensi, si è piazzato il Congresso per la Repubblica, di matrice progressista, che ottiene così 30 seggi. L’altro partito della sinistra, Ettakatol, ha riportato un discreto 9,68% e 21 seggi. Adesso il partito islamico è in trattative con le altre formazioni sia per il nuovo governo, sia anche per cercare un’intesa sui punti della nuova Costituzione tunisina del dopo ben Alì. A tale proposito sono importanti le dichiarazioni del segretario generale di Ennahda, nonchè papabile nuovo primo ministro, Hamadi Jebali, che ha affermato in serata che l’obiettivo del suo partito non è quello di riportare la donna nel focolaio domestico o di negare alcune libertà civili.

Ma sono altre le parole di Jebali che hanno scatenato la violenta reazione dei sostenitori di Petizione Popolare, una piccola formazione politica capeggiata dal miliardario Hechmi Hadmi, che ha ottenuto ieri 19 seggi. Il numero due di Ennahda ha affermato che quanti hanno votato per Petizione Popolare sono ignoranti, visto che il suo capo avrebbe fatto una campagna elettorale molto populista.

E tali parole sono giunte in contemporanea alla notizia che Petizione Popolare era stata cancellata in sei circoscrizioni, con conseguente annullamento dei voti presi a causa di irregolarità riscontrate sui finanziamenti. E così, già alle 20 di ieri sera, circa due mila sostenitori sono scesi in piazza a Sidi Bouzid per protestare contro l’annullamento dei voti.

Moltissimi erano giovani e hanno gridato la loro rabbia contro Ennahda, risultata vincitrice delle elezioni. La manifestazione di protesta è poi degenerata, complici le parole infuocate di Jebali, quando è stata data alle fiamme una sede di Ennahda e nella notte si apprende che anche il municipio sarebbe stato parzialmente devastato. Un fatto inconsueto, visto che queste elezioni si erano svolte in un clima pacifico e senza incidenti. Anche i toni della campagna elettorale erano stati a tratti forti, ma pur sempre civili.

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