Germania, la stampa accusa la Chiesa: guadagna con libri porno

Una casa editrice che unisce titoli noti al grande pubblico come “Il Codice da Vinci” di Dan Brown, libri sull’esoterismo e racconti pornografici: nulla di straordinario o inusuale, se non fosse per il fatto che il proprietario della azienda editrice è la Chiesa tedesca. L’accusa arriva dal Die Welt, giornale conservatore, che non l’ha certo mandata a dire: “La Chiesa Cattolica fa i milioni con il porno” è il titolo che campeggiava qualche giorno fa sulle colonne del quotidiano tedesco. Al centro dello scandalo è la casa editrice Weltbild, controllata al 100% della Curia: nel catalogo dell’azienda, oltre a bibbie e testi sacri, bestseller, libri sull’esoterismo e sulla magia, compaiono anche titoli che lasciano pochi dubbi sulla loro natura. Da “Sesso per intenditori” a “Storie sporche” passando per  “La puttana dell’avvocato”:  duemilacinquecento libri dalla tematica chiara, confermata anche dalle immagini in copertina che poco lasciano all’interpretazione.

La questione non è nuova per i fedeli tedeschi che già qualche anno fa avevano presentato delle rimostranze al clero: nel 2008, infatti, fu consegnato un documento di ben 70 pagine proprio sulle pubblicazioni non proprio “bigotte” che campeggiavano nel portfolio della casa editrice di proprietà della Chiesa. Il documento era stato inviato alle dodici arcidiocesi che posseggono il 100% delle quote della Wetbild. La “protesta” dei fedeli non aveva ricevuto alcuna risposta da parte della autorità ecclesiastiche, anche se c’era stato un tentativo di vendita della casa editrice: ipotesi poi tramontata per il sopraggiungere della crisi economica e finanziaria che ha travolto l’Europa.

Le accuse sono però rimandate al mittente dalla Weltbild, uno dei gruppi editoriali più grandi di Germania con i suoi seimilaquattrocento dipendenti e un fatturato annuo di quasi due miliardi di euro, che si difende parlando di titoli erotici e non pornografici che incidono in maniera marginale sugli introiti aziendali. L’azienda ha anche minacciato di portare in tribunale gli accusatori per diffamazione.

Più prudente la reazione del cardinale di Monaco, Reinhard Marx, secondo cui si deve agire per far in modo che il caso non si ripeta più perché “la casa editrice non può pubblicare contenuti pornografici o che incitino la violenza”.

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