Grecia sconcerta tutti, referendum forse a dicembre

L’annuncio di due sere fa, dato dal premier greco George Papandreou, secondo cui la Grecia sarà chiamata ad esprimersi con un referendum sui nuovi aiuti concessi dall’Europa, ha avuto un effetto funesto sulle borse del Vecchio Continente, che ieri sono sprofondate come poche volte nella loro storia (Piazza Affari ha perso il 6,8%), con conseguenze gravissime sullo spread tra i nostri bond e quelli tedeschi, vicinissimo alla soglia di non ritorno. Quanto accaduto potrebbe essere solo l’antipasto di uno scenario plumbeo, che è destinato ad aggravarsi di giorno in giorno e che culminerebbe intorno alla data del referendum, previsto forse a dicembre.

Sciagura su sciagura, si potrebbe dire, perchè non solo è già di per sè un fatto semi-apocalittico che Papandreou chieda ai greci se vogliono tagliarsi gli stipendi e aumentarsi le tasse, ma questo clima di incertezza e timore durerebbe per almeno un altro mese, se è vero che il voto non sarebbe previsto per novembre.

Ieri sera, ad Atene vi è stato un lungo Consiglio dei ministri, che è durato fino a notte inoltrata, in cui si è confermata l’idea del voto, ma si è stabilito che non si chiederà ai greci di esprimersi sull’appartenenza all’Eurozona. Un dettaglio inutile, dato che nel caso (molto probabile) di bocciatura dei nuovi aiuti, la Grecia sarebbe automaticamente fuori dall’Area Euro, non avendo la possibilità di fare fronte alle esigenze di liquidità prossime e dovendo, pertanto, dichiarare default.

Oggi, i due leader più che dimezzati Angela Merkel e Nicolas Sarkozy si incontreranno a Cannes, dove si terrà domani il G20. E’ ovvio che sia oggi che da domani si parli sempre e solo di caso Grecia e su come evitare il contagio, già in forte stato di avanzamento in Italia e Spagna.

I margini sono stretti o nulli. Pare che la decisione del referendum sia già stata adottata e un passo indietro di Papandreou non sarebbe sostenibile in Grecia da parte dell’opinione pubblica. E si aggrava anche lo scenario politico interno, visto che la già risicata maggioranza socialista del Pasok, che contava inizialmente 155 deputati su 300, poi ridottasi a 153, ieri ha perso un altro esponente, che ha abbandonato il governo dopo l’annuncio del referendum.

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