Soffocato a Roma il corteo studentesco, i ragazzi denunciano botte e “sequestri”

Roma, mercoledì 3 novembre, ore 8 del mattino: gli studenti si mettono in marcia verso la stazione Tiburtina, sfidando l’ordinanza del sindaco Gianni Alemanno che rende “off limits” alle proteste molte zone della capitale. Gli istituti sono già presidiati dalle forze dell’ordine ed i ragazzi accusano la polizia di controlli sui i registri per rilevare le assenze e di “identificazioni” arbitrarie, anche su minorenni. In mancanza di autorizzazione, il gruppo principale si muove prima verso la stazione metro Lepanto, mentre altri fermano il traffico di corso Vittorio, con la marcia guidata dai cosiddetti “book bloc”. Niente di pericoloso dietro questa nuova sigla, solo ragazzi che portano dei grandi libri-scudo, tipo cartelloni, con slogan di protesta come: “Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città”.

In ordine sparso, liceali e universitari arrivano alla stazione Tiburtina, e nelle intenzioni vorrebbero ripartire per “assediare” infine qualche ministero, attraversando il centro storico, percorso vietato dal sindaco. Ma le cose non vanno secondo i piani, in quanto le forze dell’ordine bloccano tutti per più di un’ora, davanti al capolinea in piazza Guido Mazzoni.

La tensione cresce, si fronteggiano manifestanti, poliziotti e carabinieri, sempre più nervosi, mentre i ragazzi gridano “corteo, corteo” ed infine arriva una autorizzazione a marciare fino all’università La Sapienza. La ripartenza però è tumultuosa, la folla si accalca tra spintoni, urla e manganellate in ordine sparso. Alla fine ci si sposta fino ad arrivare sotto il cavalcavia della stazione Tiburtina. A questo punto gli studenti denunciano che chiunque provava ad allontanarsi veniva identificato dalle forze dell’ordine, e così ci si organizza per passare il tempo con qualche gioco, addirittura una improvvisata partita di pallone. Poi le notizie si diffondono e sul posto cominciano ad arrivare genitori e politici per sbloccare la trattativa. Un padre dichiara alla stampa di aver visto le cariche della polizia su internet ed essere corso per supportare il figlio 17enne. Arrivano poi Marco Miccoli, segretario romano Pd, Paolo Masini, consigliere comunale Pd, il consigliere regionale di Sel Luigi Nieri, ed i senatori Vincenzo Vita del Pd e Stefano Pedica di Idv, che infine ottengono il permesso di far uscire gli studenti dal piazzale Tiburtino a gruppi di 30, in fila indiana, con piccoli intervalli di tempo tra i vari gruppi.

La giornata volge al termine nel pomeriggio, quando è stato autorizzato un piccolo corteo diretto alla Sapienza, lungo la via Tiburtina, fermando contestualmente il traffico su una carreggiata. Gli studenti ne hanno approfittato per improvvisare una protesta davanti al commissariato di San Lorenzo al grido: “Liberate tutti i fermati”, fino a che un funzionario di polizia è uscito informando che non c’era più nessuno sottoposto a fermo, chiedendo di sgomberare, e il gruppo è ripartito alla volta di piazzale Aldo Moro.

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La travagliata manifestazione di mercoledì non esaurisce la protesta: gli studenti hanno già annunciato un’altra serie di mobilitazioni nei prossimi giorni, la prima si terrà l’11 novembre (in coincidenza con la giornata internazionale ‘Occupy’ promossa dai manifestanti di wall street) e poi il 17, giornata internazione dello studente.

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