Liberia, vigilia tesa per ballottaggi presidenziali

Lo scorso 11 di ottobre, poco più di 1,8 milioni di liberiani sono stati chiamati a votare per le elezioni presidenziali, che hanno esitato un risultato netto, con i tre quarti dei voti concentrati solo su due dei 16 sfidanti, ma non decisivo, visto che nessuno ha raggiunto la maggioranza assoluta richiesta dei consensi validi. La favorita presidente uscente Ellen-Johnson Sirleaf si è fermata al 43,9% dei voti contro il 32,7% di Winston Tubman, ex ministro della giustizia all’epoca della dittatura di Samuel Doe e già diplomatico alle Nazioni Unite. Questi sono stati i risultati definitivi diramati dalla Commissione centrale elettorale, che tuttavia non ha spento del tutto le polemiche su presunti brogli.

Ma è un altro il dato che ha infiammato e continua a infiammare la campagna elettorale, che culminerà con i ballottaggi del prossimo 8 novembre, ossia l’assegnazione del Premio Nobel della Pace alla Sirleaf a tre giorni dal primo turno delle presidenziali, il che avrebbe dato l’idea di un sostegno diretto della Comunità internazionale, che sarebbe entrata a gamba tesa nella disputa elettorale.

I toni si sono esacerbati in queste ultime settimane, a cavallo tra i due turni, con Tubman che ha promesso di escludere dalla vita politica il presidente uscente, nel caso di vittoria alle presidenziali, in quanto sarebbe pacifico il suo sostegno finanziario a Charles Taylor nella lotta all’allora dittatore Samuel Doe. Taylor è considerato oggi dalla Commissione per la verità istituita in Liberia un dittatore cruento e sanguinario, che guidò il Paese con il terrore. Johnson-Sirleaf ha ammesso il suo sostegno alla lotta contro Doe, ma si difende dalle accuse di avere appoggiato Taylor, dichiarando di avere preso le distanze subito dai suoi metodi cruenti. Sta di fatto che il terzo arrivato al primo turno ed escluso dal ballottaggio, Prince Johnson, luogotenente di Taylor e responsabile di un macabro video di torture e uccisione di Doe, girato nel 1990, ha apertamente appoggiato la candidatura del presidente uscente, la quale ora sembra essere accreditata per la vittoria.

Ad appoggiare Tubman, infatti, resta solo l’ex campione del Milan, George Weah, che già nel 2005 aveva tentato di battere Sirleaf, ma non pare che ciò possa bastare per una sua rimonta.

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