Nicaragua, aria di brogli sulla vittoria di Ortega

Il presidente uscente del Nicaragua, Daniel Ortega, sarebbe stato rieletto per un terzo mandato, con oltre il 60% dei voti delle elezioni di domenica scorsa, secondo quanto riferiscono i dati della Commissione elettorale centrale. Al secondo posto, ma con soli il 29% dei consensi si è attestato il candidato dei liberali, una formazione di destra, Fabio Gadea. E così è la prima volta che un presidente ottiene un terzo mandato consecutivo, dopo la dittatura di Antonio Somoza, tra il 1967 e il 1979. A capo del Fronte sandinista di liberazione nazionale, Ortega è a capo di una formazione politica di ispirazione marxista e anti-americana, di cui era stato parte anche come guerrigliero. Tuttavia, l’opposizione di destra non ha ancora ufficialmente riconosciuto la sconfitta, perchè ha denunciato presunti brogli in numerosi seggi del Paese.

In vaste zone del nord, a molti elettori non sarebbero nemmeno giunte le schede elettorali per votare e su 52 seggi monitorati dagli osservatori internazionali, in almeno una decina non sarebbe stato consentito agli ispettori di entrare. I liberali denunciano anche il fatto che almeno un quinto dei loro rappresentanti non hanno potuto avere accesso ai seggi e molti di loro non hanno nemmeno avuto la possibilità di conoscere il risultato. Una situazione che gli stessi organismi internazionali denunciano, tra cui la delegazione dell’Unione Europea, che parla di anomalie e di ostacoli senza spiegazione al monitoraggio del voto. Protestano anche gli USA, la cui delegazione non ha ottenuto il permesso di monitorare lo scrutinio e l’andamento della tornata elettorale.

Appresa la notizia del largo consenso ottenuto tra i 3,8 milioni di cittadini chiamati al voto, Ortega ha ringraziato tutti e ha parlato di vittoria del popolo e di “mano di Dio” e parlato di vittoria del “socialismo e della cristianità”. I termini volutamente filo-cattolici del presidente marxista sono solo apparentemente una contraddizione, in quanto frutto di un accordo elettorale con il cardinale Miguel Obando, il cui appoggio è stato determinante per le sue ultime vittorie.

Un legame, dunque, insolito ma reale tra Chiesa Cattolica e movimenti marxisti, che hanno dato vita a governi di ispirazione populista e anti-americani, basati su un misto ideologico di marxismo latino-americano e teologia della liberazione.

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