Tobin Tax ci costerà mezzo milione di posti di lavoro

Anche all’ultimo vertice del G20 a Cannes in Francia, che non sarà certamente ricordato per le sue conclusioni, la Germania ha posto con forza l’idea di imporre la Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie. Gli americani sono notoriamente contrari, anche se al vertice si era diffusa voce (in seguito smentita) di un presunto accordo tra Obama e Sarkozy.

La questione della Tobin Tax, che prende il nome da un economista scomparso da qualche anno, è molto controversa, perchè aldilà della facile demagogia, la tassa sulle tassazioni finanziarie rischia di colpire chi la impone in modo negativo. Il ragionamento principale di quanti si oppongono è che se uno stato (nel nostro caso, l’Eurozona) decide di tassare i movimenti di capitali, questi tendono a rifugiarsi in un altro stato, laddove la tassa non esiste.

Quindi, la Tobin Tax funzionerebbe, almeno in parte, solo nel caso fossero “tutti” i Paesi del mondo a imporla, ma è sufficiente che non aderisca uno solo a rendere la tassazione controproducente per chi la prevede.

Ora, a conferma del ragionamento generale, vi sono studi concreti della Commissione di Bruxelles, che avrebbero trovato che questa tassa potrebbe comportare un rallentamento della già bassa crescita nell’Eurozona, che si calcola potere essere tra lo 0,5% e l’1,8%. Allo stesso tempo, la perdita di posti di lavoro sarebbe di quasi mezzo milione di unità.

Per non parlare, poi, dell’aggravio di costi che subiranno i clienti dei servizi finanziari e bancari, anche qualora fossero esentate determinate operazioni, come i mutui. Gravando, ad esempio, sui fondi pensione, c’è il rischio di trovarsi con una pensione dall’importo inferiore. 

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