Pedro e Buddy, pinguini gay costretti a separarsi per salvare la specie

Pedro e Buddy, due pinguini dello zoo di Toronto, danno vita ad un’accesa polemica sull’omofobia. I due pinguini appartengono a una specie in via d’estinzione, quella dei pinguini africani e per questo motivo sarebbero stati portati nello zoo canadese dalla Pittsburgh National Aviary, nell’intento di farli riprodurre.

Qui si sarebbe “consumata la tragedia”: i due pinguini hanno cominciato ad ignorare la compagnia delle femmine, preferendo quella reciproca. A questo punto, essendo alle porte la fine della stagione degli amori, i responsabili dello zoo avrebbero deciso di separare i due pinguini.

Questa decisione avrebbe scatenato la polemica. Ci si chiede per quale motivo due animali “naturalmente” legati tra loro dovrebbero essere divisi dall’uomo, andando così contro natura. La risposta sta nella critica situazione in cui versa la specie. I responsabili dello zoo ammettono di aver immaginato la polemica che si sarebbe scatenata, ma affermano che la decisione sarebbe dettata da forze maggiori. I pinguini africani, infatti, erano circa 250mila negli anni ’90 e oggi ve ne sarebbero all’incirca 60mila, un numero che purtroppo continuerà a diminuire. Secondo i biologi, questa netta diminuzione di esemplari sarebbe dovuta al cambio di direzione delle correnti oceaniche che allontanano dalle coste africane i pesci di cui si nutrono i pinguini e ciò che è peggio è che a sentir il sindacato internazionale per la conservazione della natura, di questo passo alla fine del secolo potrebbero non esserci più colonie di pinguini.

Tom Mason, custode degli uccelli e degli invertebrati dello zoo di Toronto, il primo a notare atteggiamenti di coppia tra i due pinguini, afferma: “se Pedro e Buddy non fossero geneticamente così importanti allora li lasceremmo fare”. In effetti, tutti gli esemplari di pinguini africani scelti per la riproduzione, sono attentamente selezionati dai ricercatori del Centro di gestione della popolazione di Chicago ai fini riproduttivi.

Dunque nessuna “terapia riparativa”, come affermato da alcune associazioni gay, ma solo un disperato tentativo di salvaguardare l’ennesima specie animale in via d’estinzione.

Tuttavia, l’unico punto su cui potremmo essere tutti d’accordo è che ancora una volta degli animali saranno costretti a vivere situazioni che non vorrebbero unicamente a causa dell’uomo.

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