La presidente uscente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf, ha stravinto il secondo turno di ballottaggio delle elezioni presidenziali, ottenendo il 90% dei voti validi. Tuttavia, solo il 37% degli 1,8 milioni aventi diritto ha voluto recarsi alle urne, essendo stati tantissimi ad avere raccolto l’appello dello sfidante Winston Tubman al boicottaggio in segno di protesta contro la scarsa trasparenza del voto al primo turno e alcuni atti in campagna elettorale. In realtà, la Comunità internazionale ha giudicato regolare il primo turno e anche questo secondo turno non avrebbe registrato anomalie. Ma le polemiche della campagna elettorale sono state dovute in gran parte proprio a certi interventi dall’estero, che sono stati visti a Monrovia come tentativi di manipolare l’esito del voto in favore della Sirleaf. A tre giorni dal primo turno è stato assegnato il Nobel per la Pace alla presidente uscente, malgrado il passato non proprio cristallino nelle buie vicende dell’ultimo ventennio liberiano, dilaniato da guerre civili e dittatura autoritaria e sanguinaria.
Se già questo episodio aveva scatenato l’indignazione degli avversari politici, sono stati diversi episodi accaduti tra i due turni (un mese di intervallo) ad avere dato fuoco alle polveri. A sole 24 ore dal voto, tre emittenti radiofoniche sono state oscurate per incitazioni presunte all’odio mentre, a pochi giorni dal ballottaggio, una folla di manifestanti che protestava a Monrovia in favore dello sfidante Tubman è stata duramente repressa, dispersa e il risultato è stato di due morti e diversi feriti.
Fa riflettere, al di là delle certificazioni internazionali, che ben i due terzi degli elettori non siano andati a votare, evidentemente sfiduciati o turbati da quanto è accaduto, mentre al primo turno l’affluenza era stata ottima, con il 70% degli aventi diritto che avevano votato. E in quell’occasione Johnson Sirleaf aveva ottenuto il 43% dei consensi, contro il 30% circa di Tubman, il cui partito ora chiede che il risultato venga invalidato. Difficile che ciò avverrà e il timore è che quanto accaduto possa dilaniare un Paese, che solo nel 2003 era uscito da una violenta guerra civile durata 14 anni.
Adesso, il presidente rieletto dovrà dimostrare capacità di riappacificazione del Paese, che durante il primo mandato è in parte avvenuta, sebbene siano in tanti tra gli elettori a sostenere che non tanto sia stato fatto sul fronte della lotta alla povertà.