Il governo Monti nasce “ipotecato” dal Pdl che lo sgambetta su patrimoniale, Ici e legge elettorale

Il governo del Prof. Mario Monti è appena partito, ricevendo un plauso bipartisan (con qualche isolata eccezione) per l’alto profilo tecnico complessivo del suo esecutivo. Ma la dura realtà è che gli ostacoli sul prosieguo della legislatura non sono pochi, nè da poco. L’incognita più grande è rappresentata ancora una volta dalla condotta che terrà il Popolo della Libertà, il partito che ancora oggi presenta in Parlamento i numeri più corposi, e che già sembra essere entrato nella partita malvolentieri e dopo numerose scaramucce al suo interno. Sarà quindi stata una mossa convinta e responsabile o solo “tattica” per tentare l’ennesimo espediente prima delle elezioni che, se indette subito, lo avrebbero irrimediabilmente penalizzato?

Ancora presto per dirlo, certo è che da giorni i media vicini all’area politica di Silvio Berlusconi lanciano confusi strali contro il tentativo Monti, nel mentre partoriscono titoloni dal vago sapore “terroristico” relativi alle misure che il nuovo governo sta studiando con molta attenzione, in particolare puntando l’indice contro l’ormai famosa “patrimoniale” e la “vecchia” Ici.

Su entrambi i temi, il neo incaricato presidente del Consiglio è stato molto bravo ad eludere le incalzanti domande dei giornalisti, ma le indiscrezioni citano come possibile ispirazione per la tassa sui beni un documento presentato qualche tempo fa al Senato dalla Fondazione dei commercialisti, uno studio che illustrava una proposta di contributo strutturale dell’1 per mille per i patrimoni superiori al milione di euro ed un più generalizzato prelievo “a termine” del 2% per gli anni dal 2012 al 2014. Un’altra soluzione a cui pare che Monti potrebbe ispirarsi è l’imposta di solidarietà francese (ISF), una tassa progressiva che fino ad oggi pesava per lo 0,55% sui patrimoni dagli 800mila euro ad l milione e 300mila, proseguendo fino all’1,80% superati i 16 milioni, ma che dall’anno prossimo sarà ridotta a sole due aliquote dello 0,25 tra 1 milione e 300mila e 3 milioni, e dello 0,50 oltre quest’ultima soglia. Se leggendo viene alla mente il recentissimo “contributo di solidarietà” varato da Berlusconi (e molto annacquato rispetto alla versione originale illustrata da Giulio Tremonti) non bisogna però confondere il concetto di “patrimonio” con quello di reddito, in quanto su di una “vera” tassa patrimoniale pesano fattori come gli immobili, le liquidità su conti correnti, gli investimenti finanziari ma anche beni di lusso eventualmente posseduti.

Per quanto riguarda la reintroduzione dell’Imposta comunale sugli immobili, è indubbio che nell’immaginario collettivo della maggioranza degli italiani, Silvio Berlusconi è ricordato anche come “quello che ha tolto l’Ici” ma la realtà è abbastanza diversa. Fu infatti il governo Prodi nel 2008 ad introdurre delle sostanziose detrazioni che, combinate con quelle dei comuni, finirono di fatto per abrogare l’imposta per circa il 40% degli italiani, prevalentemente meno abbienti, lasciando invece integra l’imposta per i proprietari di “case signorili, ville e castelli”. Arrivò solo dopo il taglio totale ed indiscriminato ad opera del governo Berlusconi, una delle poche promesse elettorali mantenute, ma che ancora oggi costringe i comuni a salti mortali per far quadrare il bilancio. Resta quindi da capire quale sarà l’orientamento finale, tenendo contro che nell’aria c’è anche la revisione del valore delle rendite catastali, che sarebbero orientativamente rivalutate del 20%.

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Tutti i discorsi fatti fin’ora rischiano dunque di naufragare nel caso il Pdl ricominciasse con posizioni propagandistiche che sono in realtà una difesa dei ceti medio-alti, orientamento che già l’estate corsa ci è costato fin troppo caro, tra ritardi e variazioni della manovra ferragostana, comportamento per il quale i mercati ci hanno punito, e che è terminato con la beffarda decisione di aumentare l’Iva (penalizzando quindi i ceti medio-bassi) mitigando in cambio il prelievo sui più ricchi. Ma non è tutto, perchè sia nelle dichiarazioni di qualche giorno fa dello stesso Berlusconi, sia in quelle rilasciate al settimanale “Tempi” da Maurizio Lupi, è ricorrente anche uno “sgambetto” alla possibile riforma della legge elettorale.

“Diciamo no a ipotesi di patrimoniale e no a un impegno del governo rispetto alla legge elettorale, perché questa è materia del Parlamento e non di un esecutivo tecnico” aveva dichiarato Berlusconi, posizione confermata oggi da Lupi: “Per noi la patrimoniale è una misura totalmente negativa. Così come ci sembra assurdo pensare di reintrodurre l’Ici […] Credo che questo governo, che non è stato eletto dai cittadini, debba lasciare alla democrazia parlamentare l’intervento sulla legge elettorale“.

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