Kuwait, proteste contro premier. Traballa monarchia costituzionale

Ieri, migliaia di manifestanti dell’opposizione avrebbero invaso il Parlamento del Kuwait, per protestare contro il premier Nasser Al-Sabah, che è anche un membro della famiglia reale Al-Sabah, che regna nel Paese da 250 anni. E’ quanto ha dichiarato il deputato dell’opposizione Moussallam al-Barrack, il quale avrebbe guidato il corteo, che poi è riuscito ad entrare fin dentro il Parlamento. Tuttavia, i manifestanti avrebbero voluto raggiungere la residenza del premier, cosa che è stata chiaramente loro impedita, anche con il ricorso di manganelli e scontri con la polizia, che hanno provocato alcuni feriti non gravi, soccorsi sul posto. La ragione di tale protesta sta nella situazione politica molto accesa, negli ultimi mesi, che gira intorno alle accuse di corruzione nei confronti di sedici deputati della maggioranza, per circa 250 milioni di dollari. Si tratterebbe di irregolarità finanziarie, relative alla gestione della compagnia di telecomunicazioni Zain.

Le accuse risalgono al mese di maggio del 2010, quando dopo la nomina del settimo governo in cinque anni, il premier Nasser è stato chiamato a rispondere di tali accuse, da parte di alcuni esponenti dell’opposizione. Poichè la legge consente in teoria che il premier debba dare chiarimenti in Aula, tuttavia, per evitare ciò è diventata ormai prassi nel Paese dare le dimissioni e formare un nuovo governo, per non presentarsi in Parlamento a chiarire la situazione.

E così ha fatto il premier, che per sei volte si è dimesso e per tre volte ha fatto sciogliere il Parlamento, pur di non dare spiegazioni. La sua condotta ha esacerbato gli animi delle opposizioni, che non possono costituirsi in veri e propri partiti, essendo questi ultimi vietati nel Kuwait. E così si è arrivati alla protesta di questi giorni, che rischia di coinvolgere anche la famiglia reale, dato che il premier è un suo membro. La monarchia, infatti, detiene sempre le leve più importanti del comando del governo, come gli interni, la difesa, l’estero, il petrolio. Ora, i manifestanti chiedono nuove elezioni e sarebbero le quarte sotto Nasser, sempre per la stessa ragione.

C’è la sensazione, quindi, che anche nell’emirato soffi un vento di protesta, che chiede maggiore trasparenza alle istituzioni, sebbene non ancora paragonabile alla Primavera Araba negli altri stati.

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