Eurozona, si discute di Eurobond e Barroso accelera per modifica Trattati

Torna in auge l’ipotesi di emettere Eurobond, ossia obbligazioni centrali a livello europeo, che potrebbero garantire una maggiore credibilità sui mercati e soprattutto invierebbero agli investitori l’idea di un processo irreversibile della moneta unica.

In realtà, la proposta risale a oltre un anno fa ed era stata lanciata dal presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker e l’ex ministro dell’economia, Giulio Tremonti, sebbene fu bocciata veementemente dai tedeschi.

Tuttavia, ora si esaminano diverse varianti, che potrebbero determinare migliori chance di superare il fuoco di sbarramento dell’opposizione di Berlino. La prima forma sarebbe quella di un’emissione di obbligazioni congiunte, la seconda consisterebbe in un’obbligazione congiunta parziale, mentre la terza e ultima proposta sarebbe di un’obbligazione centrale ma non congiunta.

Nell’ultimo caso, ciò significherebbe che l’Europa emetterebbe un bond, che sarebbe coperto dagli stati in proporzione al loro peso specifico, mentre negli altri due casi, la garanzia sarebbe congiunta, pertanto, servirebbe modificare i Trattati, che vietano che due o più stati dell’Eurozona possano emettere una stessa obbligazione.

Secondo i fautori degli Eurobond, il venire meno della frammentazione dei mercati dei bond garantirebbe agli investitori un rischio minore e questi ultimi richiederebbero rendimenti minori, a beneficio degli stati in difficoltà.

Presupposto per l’emissione di Eurobond sarebbe però una maggiore e più severa vigilanza sui conti pubblici nazionali, altrimenti si corre il rischio di trasferire a Bruxelles gli squilibri di bilancio nazionali, danneggiando anche i conti degli stati virtuosi. Questi ultimi sono ostili, non a caso, all’idea, perchè conti alla mano, dovrebbero pagare un rendimento maggiore sui nuovi bond emessi, a danno dei loro conti.

La Germania aveva calcolato alcuni mesi in 47 miliardi il costo annuo, nel caso di una sua emissione del debito tramite Eurobond.

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