Crisi Eurozona, si apre settimana decisiva

La crisi dell’Eurozona è a un punto di svolta. Entro i prossimi sei-sette giorni saremo in grado di capire se l’Area Euro andrà verso il fallimento e la disgregazione o se al contrario lo sbocco di questa crisi angosciante non sarà una maggiore integrazione tra gli stati.

I pronostici della vigilia sono assolutamente neutrali, perchè se è vero che a parole nessuno vuole la fine dell’euro, è indubbio che nessuno abbia al momento presentato nei vari vertici una qualche soluzione definitiva e credibile.

La cosa positiva che si sa è che fonti diplomatiche di Bruxelles avrebbero confermato che il Consiglio Europeo del prossimo 8-9 dicembre potrebbe essere allungato fino a tutto il weekend, nel caso entro venerdì non si trovasse una soluzione. In sostanza, almeno nelle intenzioni, ci sarebbe la volontà di trovare davvero un compromesso.

Le distanze restano e sono profonde. I tedeschi sono contrari all’unica soluzione, che probabilmente potrebbe determinare una ripresa della fiducia nei bond governativi, ossia l’emissione degli Eurobond. La Germania parla di unione fiscale, cioè sarebbe incline a un accentramento delle decisioni in tema di bilanci nazionali (spesa pubblica ed entrate), ma nulla di più.

C’è poi la diatriba tra francesi e tedeschi sul ruolo della BCE, che i primi vorrebbero potesse intervenire per acquistare bond sul primario, stampando moneta. Nettamente contraria Berlino, che desidera per l’Eurotower solo un ruolo di garante della stabilità dei prezzi.

Infine, c’è il nodo dell’Efsf. Il Fondo europeo di salvataggio dovrebbe avere una finalità assicurativa, a copertura delle perdite potenziali sui bond governativi, per il 20-30% del loro valore. Malgrado tale misura sia stata decisa già ad ottobre, manca una concreta realizzazione di tale decisione, cosa ampiamente criticata dal governatore della BCE, Mario Monti.

 

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