Per i partiti la manovra è migliorabile, ma pesa l’incognita del voto di fiducia

Passato l’impatto iniziale, tra non molto tempo la manovra economica del nuovo governo dovrà passare l’esame delle Camere, con lo spettro della fiducia che si materializza ora dopo ora. Silvio Berlusconi, dopo aver sentito l’intervento del premier Mario Monti, pur assicurando il sostegno del Pdl, dichiara che senza il voto di fiducia questa manovra non ha alcuna possibilità di passare, auspicando un lavoro migliorativo almeno nelle Commissioni. Analogo il parere espresso da Pier Ferdinando Casini, che ironizzando sul fatto di essere d’accordo con Berlusconi, torna poi serio e sottolinea il bisogno di fare presto per non mettere a rischio quanto fatto finora, sostenendo che l’Italia e l’Europa sono ancora “sull’orlo del baratro”.

“Sulle pensioni sono sei anni che chiediamo di non rinviare scelte dolorose, prima a Prodi e poi a Berlusconi. Questo governo si assume l’onere di fare ciò che noi non abbiamo saputo fare” continua a spiegare il leader Udc, promettendo comunque che nel prosieguo della legislatura ci si dedicherà anche a provvedimenti che possano sostenere le famiglie dopo questa stangata.

Più complesso il giudizio di Pierluigi Bersani, che ribadendo l’insufficienza della manovra dal punto di vista dell’equità, si impegna a tentare un miglioramento: “Confermiamo che siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità, ma abbiamo detto anche con nettezza che cosa faremmo noi”. Il segretario dei Democratici ostenta solo un minimo di soddisfazione per l’intervento sui capitali scudati, ma nello stesso tempo lo definisce solo un “buffetto”. Bersani spiega che il Pd punterà a proporre misure alternative per far cassa, come le dismissioni immobiliari e la messa in gara delle frequenze televisive, cercando nel contempo di rivedere l’impostazione sull’evasione fiscale e sulle liberalizzazioni. Sul capitolo pensioni, Bersani è decisamente inquieto, pur condividendone l’impianto generale:  “Noi abbiamo a cuore uno che è andato a lavorare a quindici anni e che ha un salario e una pensione bassi, non gli si può chiedere di sopportare decurtazioni oltre un certo limite. Prendiamo un po’ di soldi e cerchiamo di favorire l’accesso a una riforma, togliendo le spine più acute” ha concluso.

Umberto Bossi invece non si spreca più di tanto, secondo lui la manovra è “depressiva”, non creerà lavoro, in pratica “non serve a niente”. Il leader del Carroccio dedica anche qualche parola poco cortese al premier: “Monti si è nominato eroe di salvezza di una guerra già persa dall’Italia… Ma cosa è venuto a fare?…

Infine il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, annuncia la presentazione di una “contromanovra” (come ormai è costume della sua formazione politica) su alcuni punti precisi, e conferma un giudizio di basso gradimento per il provvedimento del governo: “Questa manovra non soddisfa le esigenze di giustizia sociale”.

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