USA, Gingrich in testa su Romney. Su palestinesi “fatti storici”

Newt Gingrich è ora in testa nei sondaggi in Iowa, il primo stato a dare inizio alle elezioni primarie del Partito Repubblicano che si terranno qui il prossimo 3 gennaio. Le rilevazioni gli assegnano intorno al 26-28% dei consensi, contro il 18-19% di Mitt Romney e il 17-19% di Ron Paul. Quindi, ancora una volta, il candidato mormone, che già nel 2008 aveva sognato la nomination del partito, potrebbe sfiorarla ma non acciuffarla. Dopo una serie di volti in auge, sprofondati tra le gaffe e gli scandali senza fine, pare che l’elettorato di destra negli USA abbia voglia di uomini in grado di rassicuralo nell’obiettivo finale della vittoria e che possano competere con Obama, senza il timore dell’inesperienza.

E così accade che Gingrich, fino a poche settimane fa dato per inesistente sia per i sondaggi che per gli stessi analisti, oggi primeggi un po’ in tutte le rilevazioni di voto. E il suo primato in Iowa è di particolare importanza, perchè l’andamento nei primi stati determina poi il riposizionamento degli elettori negli altri.

Qualche giorno fa Gingrich in un’intervista al “Jewish Channel” ha affermato che i palestinesi non sono che un popolo inventato, visto che prima che gli ebrei tornassero in Israele, altro non erano che un pezzo dell’impero ottomano a cui fu data la possibilità di andare da più parti. L’affermazione di Gingrich ha scatenato l’indignazione della comunità palestinese, mentre l’ex speaker del Congresso ha precisato che la sua era una verità storica, ma che intende battersi per la pace tra ebrei e palestinesi.

Ma a rinvigorire ancora di più le chance di Gingrich è l’endorsement di Herman Cain, l’imprenditore nero della pizza, che solo una settimana fa si è ritirato dalla corsa per la nomination a causa degli scandali sessuali che lo hanno travolto, malgrado il favore dei sondaggi per diverse settimane.

Il suo appoggio potrebbe ancora di più lanciare l’ex speaker dei Repubblicani verso la conquista della nomination e lo coprirebbe tra l’elettorato più conservatore, il quale oltre tutto non gradisce Mitt Romney.

Nessun dubbio, invece, che la sfida sia ormai tra loro due. Perry, Bachmann e gli altri ancora in gara potrebbero semmai essere determinanti nei loro rispettivi stati, il Texas e il Minnesota. Per questo, né Gingrich, né Romney dovrebbero perderli di vista per quando uno dei due otterrà la nomination.

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