Cina, vertice Partito Comunista su economia e crisi globale

Oggi a Pechino inizia un vertice di tre giorni e a porte chiuse del Partito Comunista, che dovrà decidere le linee da seguire per l’impostazione della politica economica del gigante asiatico nei prossimi mesi. Si tratta dell’ultimo summit previsto prima del congresso del partito del prossimo autunno.

L’incontro, a cui saranno presenti le massime autorità del partito, si renderebbe necessario alla luce dei cambiamenti in corso nell’economia globale, che stanno avendo alcune ripercussioni anche sull’economia cinese.

Negli ultimi tre mesi si è avvertito un calo nella crescita delle esportazioni, determinato essenzialmente dalle difficoltà dei due più importanti mercati di sbocco, USA e UE, che da soli rappresentano circa 60 miliardi di dollari al mese di export, scesi a circa 56 miliardi il mese precedente.

Il timore è legato all’effetto congiunto tra un calo dell’export e un tonfo dei prezzi immobiliari, che potrebbero trascinare con se anche gli istituti di credito, che hanno praticato fino a pochi mesi fa una politica espansiva dei prestiti.

Il calo dell’inflazione, che a novembre è scesa al 4,5%, consentirebbe al governo di agire sul fronte del coefficiente di riserva obbligatoria per le banche, già abbassato di 50 punti base una settimana fa, dal 21,5% al 21%. Si prevede una ulteriore discesa di questo tasso, mentre adesso diventa un pò più difficile convincere Pechino sulla necessità di rivalutare di più lo yuan.

Il tasso di cambio è motivo di scontro proprio con i mercati di sbocco, che addossano parte dei problemi strutturali da loro subiti alla distorsione dei mercati delle merci, per effetto proprio degli squilibri valutari. Ma con l’inflazione in calo e il rischio di un rallentamento dell’economia, è improbabile che Pechino farà leva su questo aspetto.

 

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