GB, Cameron difende no a UE e vice Clegg diserta seduta

Alla Camera dei Comuni a Londra, ieri il premier inglese David Cameron si è presentato per fare il punto sulle trattative con l’Unione Europea, che hanno sancito il no del governo all’accordo conclusosi tra tutti gli altri 26 stati. La Gran Bretagna non ha accettato le regole sulla  finanza, che avrebbero imbrigliato la City e rifiutato un’intesa, cosa che rende oggi l’Europa, se possibile, ancora meno credibile di qualche giorno fa, se è vero che lo stesso presidente francese Nicolas Sarkozy ha affermato ieri che ormai esistono due Europee diverse. Tuttavia, il discorso di Cameron è teso a non dare l’impressione di essere un euro-scettico, bensì un difensore degli interessi nazionali.

E il premier ribadisce davanti ai deputati che lo aveva già annunciato il suo no all’accordo, nel caso non fossero state concesse alcune modeste garanzie alla Gran Bretagna. Non sono arrivate; quindi, si è detto convinto di avere fatto bene ad esercitare il suo diritto di veto.

Ma forse ad avere tenuto banco più di tutto il resto è stata l’assenza clamorosa del vice-premier Nick Clegg, a capo del partito alleato dei Liberal-Democratici, convinto sostenitore della UE. Anche Cameron si è detto ieri convinto che Londra non ha futuro senza Bruxelles, ma il vice lo aveva attaccato duramente il giorno prima, affermando che egli sarebbe ostaggio del suo partito euro-scettico. L’opposizione ha colto la palla al balzo e il leader dei Laburisti, Ed Milliband, ha chiesto al premier come crede di convincere la Camera, se non è riuscito a convincere nemmeno il suo vice.

Parole pungenti, senza dubbio, ma che non dovrebbero far virare il governo verso posizioni diverse da quelle assunte in sede europea in questi giorni. Se è vero che Clegg preme per un cambio di politica estera, è altrettanto indubbio che le sue minacce sono credibili fino a un certo punto.

I LibDem non possono spingersi fino a fare cadere il governo, perché i sondaggi degli ultimi mesi, oltre agli stessi risultati alle municipali di primavera scorsa, dimostrano che in caso di urne anticipate, essi sarebbero decimati e pochi deputati verrebbero rieletti, rischiando così il partito la scomparsa.

Il tanto minacciato referendum, dunque, non solo avrebbe conseguenze politiche nefaste per la sopravvivenza del governo, ma potrebbe risolversi in una disfatta totale per i LibDem, dato che i sondaggi dicono che la maggioranza degli inglesi sta con Cameron e il suo no all’Europa.

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