Cuba scarcera alcuni prigionieri politici, ma rinvia diritto espatrio

Il presidente cubano Raul Castro ha annunciato la scarcerazione di 2.900 prigionieri politici, in occasione della visita di Papa Benedetto XVI che dovrebbe tenersi a marzo. “Cuba accoglierà il Papa con rispetto”, ha affermato Castro, che ha anche ricordato i sentimenti di amicizia che legano i cubani al Santo Padre, citando, in particolare, la visita di Giovanni Paolo II nel 1998, che rappresentò un punto importante dio svolta nell’isolamento di Cuba a livello internazionale, anche se le speranze di cambiamento furono presto tradite e la stessa questione della libertà religiosa sull’isola non fu mai affrontata seriamente. Quanto a coloro che verranno scarcerati, si tratterebbe di over 60, malati o giovani senza precedenti penali. Alcuni di questi sono stati internati nelle manifestazioni della primavera scorsa, di cui avevano dato notizia quasi esclusivamente gli esuli negli USA, vista la fortissima censura in vigore sull’isola.

Ancora una volta, quindi, siamo di fronte a una speranza di svolta nella politica interna e internazionale cubana, ma anche gli ultimi episodi lasciano pensare che fino a quando a governare saranno i reduci della rivoluzione del 1959, ossia del colpo di stato che estromesse dal potere il dittatore Batista, molto difficilmente verranno realizzate riforme concrete.

Un paio di mesi fa, ad esempio, erano state annunciate due riforme-chiave: la libera compravendita di case e il diritto di espatriare. Questo secondo punto è ancora oggi del tutto disatteso ed è lo stesso Raul ad annunciare un suo rinvio a quando la legge non sarà pronta perché, spiega l’anziano presidente, fratello del più celebre Fidel, bisogna preservare Cuba da possibili tentativi di rovesciamento della rivoluzione. Insomma, non è cambiato davvero nulla nel linguaggio, oltre che nei fatti.

In realtà, a spaventare Cuba è la possibile fuga di massa della popolazione all’estero, che approfittando del diritto di viaggiare, si recherebbe magari nei vicini USA alla ricerca di migliori condizioni di vita.

Proprio la crisi dell’economia è stata alla base di una discussione sulle riforme al VI Congresso del Partito Comunista Cubano ad aprile, ma senza mai mettere in discussione la bontà della rivoluzione e i fondamenti teorici del marxismo. Sta di fatto che ancora governa una classe politica nel migliore dei casi ultra-settantenne, a dimostrazione del potere oligarchico e familistico a L’Avana.

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