Egitto, parte ultimo turno elettorale

In Egitto si sono aperti i seggi per il terzo round del lungo e complesso sistema elettorale, che vede stavolta andare al voto i 9 governatorati del sud, caratterizzato da un’economia prevalentemente agricola e da una maggiore presenza di cristiani. Tra una settimana sono previsti i ballottaggi, visto che la legge elettorale è un misto tra proporzionale e uninominale. Ad oggi, nei primi due turni, i Fratelli Mussulmani hanno ottenuto di gran lunga la maggioranza dei seggi e dei voti. A seguirli ci sono i salafiti, un movimento politico di ispirazione religiosa, molto fanatico e filo-talebano. Il Blocco egiziano, ossia l’unione dei partiti liberali e laici non è andato oltre il 15% e ha mostrato limiti molto più forti di quanto ci si attendesse, tanto che ormai anche per l’Occidente gli interlocutori sono quelli di Libertà e Giustizia, l’ala politica dei Fratelli Mussulmani.

Tuttavia, questi ultimi avrebbero deciso di formare un governo di coalizione con i laici e non con i salafiti, che ritengono essi stessi un movimento estremista. Si tratta anche di una mossa per accrescere la propria credibilità agli occhi di USA ed Europa.

Sarà molto interessante il risultato di questa terza fase elettorale, dato che parliamo di zone dove i cristiani inciderebbero in misura percentuale maggiore che nel resto del Paese. Questo, in teoria, dovrebbe indebolire i Fratelli Mussulmani avvantaggiando altre formazioni, come il Blocco egiziano. Ma c’è da fare i conti con la stanchezza della popolazione riguardo agli scontri che vanno avanti da un anno, cioè da quando l’ex rais Hosni Mubarak è uscito di scena e gli islamici vengono visti qui quale alternativa al caos.

E in questi giorni è iniziato proprio il processo contro l’ex capo di stato, che ormai ha 83 anni e che è stato condotto in tribunale su una sedia a rotelle. L’uomo è malato, fortemente provato dopo essere stato deposto lo scorso febbraio. E’ accusato di avere ordinato la strage in cui morirono 850 persone che protestavano per chiedere un anno fa le sue dimissioni. Nel caso in cui venisse considerato colpevole, rischierebbe la condanna a morte.

Ma con oggi non si chiude il processo elettorale, visto che è stato deciso che le elezioni per la Shura, la Camera alta del Parlamento, avverranno in data ancora una volta separata, il prossimo 29 gennaio, con relativo ballottaggio il 22 febbraio.

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