Già decisa la bocciatura del referendum contro il Porcellum? La Consulta smentisce

Da alcuni giorni piovono sui quotidiani una serie di indiscrezioni che danno come molto probabile, o addirittura come “decisione già presa”, la bocciatura da parte della Corte Costituzionale dei quesiti referendari che mirano ad abrogare, di fatto, la legge elettorale cosiddetta “Porcellum” per ripristinare di conseguenza la precedente, chiamata “Mattarellum”. Un verdetto da emanare il prossimo 11 Gennaio che viene preceduto, con una mossa piuttosto irrituale, da un comunicato ufficiale della Consulta che, evidentemente disturbata dal “rumore di fondo” delle ultime ore, ha deciso di far sentire la propria voce smentendo seccamente le ricostruzioni proposte da diversi noti quotidiani e deplorando quelle che ha definito “fantasiose illazioni” a mezzo stampa.

In molti ricorderanno il successo senza precedenti ottenuto dalla raccolta di firme da parte di un variegato comitato di promotori che oggi comincia ovviamente a mostrare nervosismo rispetto all’aria di ambiguità che si respira. Va subito detto che le ipotesi su motivazioni “politiche” (o pseudo tali) che porterebbero la Corte ad esprimersi in barba alla giurisprudenza, ed invalidare il referendum al solo fine di “non disturbare” il clima di collaborazione che oggi sta consentendo al governo Monti di proseguire la sua avventura appaiono alquanto traballanti, anche se non del tutto inverosimili.

Anche per questo, forse, si fa sentire forte la voce di alcuni esponenti dell’attuale maggioranza, come il leader Udc Pier Ferdinando Casini che smentisce il suo coinvolgimento in qualsiasi preteso “complotto”: “Tutti sanno le nostre preferenze in materia di legge elettorale. Ma la Corte Costituzionale non va tirata per la giacca e noi rispetteremo qualunque decisione voglia assumere”. Posizione analoga quella dell’ex ministro Franco Frattini, del Pdl, che definisce “grave” qualsiasi tentativo di influenzare le decisioni della Consulta ed esprime la massima considerazione per le firme raccolte a sostegno dei quesiti, vedendo con favore delle nuove regole per eleggere i parlamentari, dichiarando: “Dovremmo considerare archiviata l’attuale legge elettorale”. Dal fronte opposto, gli organizzatori del referendum sono già sul piede di guerra, a cominciare da Arturo Parisi del Pd: “Anche a causa del ritardo della smentita, non è facile tuttavia dissipare l’idea sull’esito e ancor più sulla motivazione politica di una sentenza scritta prima del suo tempo”.

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Per Italia dei Valori, Felice Belisario lancia strali contro la sola idea di uno stop, definendo una “cosa gravissima” una fumata nera sull’ammissibilità dei quesiti proposti e ricordando che “un milione e 200mila italiani” hanno consentito di portare avanti l’iniziativa: “Non permetteremo a nessuno di imbrogliarli con trucchi da bari o accordi sottobanco”.

A sorpresa si fa sentire poi anche Francesco Storace, leader de La Destra, che fa appello alla magistratura per tener sotto controllo la situazione, facendo dei parallelismi con l’inchiesta sulla cosiddetta “Loggia P3”, l’associazione segreta che avrebbe tentato pressioni sulla Corte per far validare il cosiddetto “Lodo Alfano”.

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