Cameron preferisce i mercati all’Europa e si oppone alla tassa “anti speculazione”

Un altro sgambetto all’Europa, un altro “no” che arriva dopo quello del 9 dicembre scorso, che già lo aveva visto completamente isolato. Questa volta il premier britannico David Cameron si dice pronto a bloccare a qualsiasi costo una “Tobin tax” che venisse varata a livello europeo e si rivolge con spavalderia alla Francia, dicendo che può “fare come gli pare” tanto a lui non interessa. Nell’intervista alla Bbc, Cameron sostiene che la Gran Bretagna ha già una tassa sulle transazioni, insieme ad un mercato di successo e competitivo, e quindi ritiene una ulteriore imposta un evento “nefasto” per l’intero continente, addirittura tale da causare perdita di posti di lavoro, gettito fiscale e fuga di aziende finanziarie. “Mi opporrò, a meno che il resto del mondo non adotti una tassa simile” è l’ironica conclusione del primo ministro, quasi a dire che comunque non accadrà mai, vista anche la nota opposizione dei suoi “cugini” americani.

Doccia fredda quindi su un provvedimento che da numerosi esperti internazionali è visto come un argine a quelle speculazioni finanziarie che stanno mettendo particolarmente in difficoltà i governi dell’Eurozona. Uno stop che minaccia di vanificare il cambio di rotta di alcuni governi come quello tedesco e persino il nostro, che di recente si è pronunciato chiaramente in favore della Tobin tax tramite il premier Mario Monti.

Ma Sarkozy non sembra intimidito dalla presa di posizione del suo omologo inglese ed il sottosegretario per l’edilizia popolare, Benpoit Apparu, ha fatto sapere in una intervista radiofonica che forse già entro febbraio sarà pronta l’imposta, nonostante le resistenze interne provenienti da “Paris Europlace”, una associazione delle piazze affari francesi. “Non è certo perché i finanzieri dicono di non voler essere tassati che li ascolteremo, non è illogico ed è in ogni caso morale che le piazze finanziarie debbano contribuire all’uscita dalla crisi” è il messaggio inequivocabile diffuso da Apparu. Anche Angela Merkel spinge affinchè l’imposta venga approvata in tutta l’Europa e fa sapere che non è possibile in tempi brevi riuscire a farla adottare a livello mondiale, mentre a spalleggiare la Gran Bretagna ci sono solo la Svezia e Malta. Secondo i calcoli della Commissione europea, se si riuscisse ad introdurre la Tobin tax entro il 2014, arriverebbero nelle casse europee circa 55 miliardi di euro l’anno.

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Ecco quindi che mentre dalle nostre parti si assiste quotidianamente ad una campagna anti-francese ed anti-tedesca (specie da quei giornali di area berlusconiana che non sopportano il diverso e migliore approccio con cui i due leader stranieri si rivolgono ora all’Italia) e li si addita come “coloro che vogliono affossare l’Europa”, in una sorta di cono d’ombra è la Gran Bretagna ad assumere comportamenti da “cavallo di Troia”, giocando anche di sponda con alcuni media statunitensi che hanno diffuso ad arte, ultimamente, voci catastrofiste sul futuro della moneta unica.

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