Siria, fallita missione Lega Araba. Solo un appello ad Assad

Dopo un paio di settimane, scade nel ridicolo la missione della Lega Araba, che pure aveva suscitato non poche speranze tra chi vi intravedeva la capacità del mondo arabo di aprire una fase nuova e di riuscire a dare una soluzione ai propri conflitti interni. E, invece, il nuovo corso della politica araba non esiste e non si è nemmeno aperta. 165 osservatori erano stati inviati a cercare di porre fine alla sanguinosa repressione che il regime di Assad sta tenendo da quasi nove mesi, con almeno 5000 morti accertati. Un genocidio ai danni del suo stesso popolo, che protesta per chiedere migliori condizioni di vita e più libertà.

La missione ha esitato un buco nell’acqua, atteso dagli scettici, soprattutto in Occidente. Non solo non ha condannato il regime, ma si è limitata a lanciare un appello per il cessate il fuoco, invitando Assad a riportare la calma nelle città.

Il Qatar, che si era fatto promotore della missione, si è mostrato molto insoddisfatto, mentre i ministri degli Esteri della Lega non hanno voluto ammettere il fallimento e si sono limitati a concedere all’Onu un aumento fino a 300 degli osservatori. Osservatori che molti nelle opposizioni a Damasco ritengono essere timidi o, addirittura, proni nei confronti del regime.

Il fallimento è davvero una pessima notizia per la Siria, che da giorni vive uno strano fenomeno di improvvisato terrorismo anti-governativo, che gli oppositori ritengono essere il frutto di una precisa strategia della tensione da parte di Bashir Assad.

Al contrario, il regime sostiene che gli atti terroristici siano responsabilità di coloro che da mesi cercano di destabilizzare il quadro politico.

Fatto sta che la questione di Damasco si intreccia all’interno di una matassa ingarbugliata di rapporti internazionali, che vede l’Iran sostenere Assad, mentre essa stessa sta alzando la tensione con gli USA e l’Occidente, come dimostra l’inatteso blocco dello stretto di Hormuz.

Ma non tranquillizza nemmeno l’arrivo di navi russe, al porto di Tartus, che sembra essere un chiaro segnale lanciato agli americani, affinché desistano dall’attaccare Damasco. Non è un mistero che Mosca vanti rapporti storici molto buoni con Assad e che la Russia voglia contenere la politica estera degli USA in Medio Oriente.

 

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