AuthenticFood: l’impronta digitale dei cibi bio

Il biologico da qualche tempo sta spopolando sulle nostre tavole e prende sempre più spazio anche tra gli scaffali dei supermercati. La voglia di genuinità e l’assenza di prodotti chimici nella coltivazione dei prodotti sta lentamente prendendo il sopravvento sui prodotti delle grandi industrie. Il prezzo dei prodotti biologici, si sa, è leggermente più caro di quelli tradizionali e per questo ci si imbatte sempre più spesso nei falsi bio.

Dopo l’operazione denominata “Gatto con gli stivali” della Guardia di Finanza, che a dicembre scorso ha smascherato una commercializzazione di falsi bio per un valore di 200 milioni di euro, si sta cercando una soluzione per offrire al consumatore un’adeguata certificazione del prodotto acquistato.

Un gruppo di ricercatori provenienti da 12 paesi, sotto la coordinazione dell’Università di Copenhagen, ha dato il via al progetto intitolato AuthenticFood. Per l’Italia parteciperà Federica Camin, della Fondazione Edmund Mach di San Michele All’Adige in provincia di Trento. L’istituto Trentino è tra i più all’avanguardia nella ricerca dell’origine dei cibi ed ha già sperimentato qualcosa di simile nel settore vinicolo.

Nei prossimi tre anni, quindi, i ricercatori cercheranno un metodo per tracciare una sorta di impronta digitale dei cibi biologici analizzandoli con cura. I primi test si avranno su pomodoro e cereali analizzando gli isotopi di azoto contenuti, comunque necessari per la crescita delle piante, per stabilirne la provenienza chimica o organica. Altri parametri di calcolo saranno ovviamente altitudine, temperature e climi di coltivazione.

Sebbene la stessa AIABAssociazione Italiana per l’Agricoltura Biologica – ammetta che i test chimici non potranno mai sostituire completamente le certificazioni attualmente in essere, questo giro di vite darà sicuramente del filo da torcere in più ai falsari agroalimentari.

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