USA, battaglia primarie si sposta nel South Carolina

Archiviato il risultato in Iowa e nel New Hampshire. Le primarie americane sono così. Si parla tantissimo di uno stato, quasi come se da esso dipendessero le sorti politiche dell’intera Nazione, ma un’ora dopo la chiusura dei seggi, i candidati già hanno la testa rivolta al prossimo stato. D’altronde, la logica delle primarie a tappe e non in un’unica giornata è proprio questa: assegnare a ciascuna realtà della sterminata America un’attenzione mediatica e politica, in modo tale da riequilibrare la tendenza dei partiti a concentrarsi solo sugli stati grossi, cioè su quelli che fanno polpa.

E ora il dato che interessa tutti è quello del South Carolina. Si tratta del primo stato chiamato al voto di impronta conservatrice, quindi che ha un elettorato di riferimento molto interessante per i Repubblicani.

L’Iowa e il New Hampshire non erano stati considerati granché significativi. Semmai, la vittoria di Mitt Romney nel primo è stata ritenuta la conferma del vento in poppa per il mormone, così come il dato molto positivo nel secondo è stato definito un successo più importante. Tuttavia, finora abbiamo assistito a sfide in realtà non propriamente conservatrici ed è su questo terreno che gli osservatori vogliono capire quali chance abbia Romney di avvalorarsi quale candidato di tutto lo schieramento dei Repubblicani, anche quello più di destra.

Per questo, il voto tra una decina di giorni in South Carolina e quello successivo in Florida è cruciale. Se Romney dovesse vincere e con un buon margine, la sua potente macchina organizzativa non subirà certamente alcuna battuta d’arresto e volerà verso la nomination ufficiale a Tampa, in agosto. In caso contrario, qualcosa è ancora possibile.

Il vero timore di Romney non sarebbe tanto quello di perdere la nomination in favore di un qualche altro improbabile avversario, quanto quello di vincere, ma poi essere un candidato debole in rappresentanza di tutto lo schieramento.

E il libertario Ron Paul, che rappresenta la destra liberista e contraria a qualsiasi ingerenza dello stato nella vita privata, non ha escluso la possibilità di candidarsi alla Casa Bianca da indipendente nel caso di sconfitta alle primarie.

Forse sarà qualcosa di difficile da realizzarsi, detto magari per galvanizzare l’elettorato. Tuttavia, è la spia di un possibile malessere della base conservatrice, nel caso in cui Romney dovesse essere il suo rappresentante nella sfida contro Barack Obama.

 

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