Dopo la bocciatura dei referendum, Napolitano bacchetta Di Pietro e sprona il Parlamento a cambiare la legge elettorale

Se non ha destato eccessiva sorpresa la bocciatura da parte della Consulta dei referendum abrogativi della legge elettorale “Porcellum”, viste anche le indiscrezioni degli ultimi giorni, lo ha fatto invece l’immediata, rabbiosa, e probabilmente frettolosa reazione di Antonio Di Pietro, che si è lanciato in un fiume di invettive piuttosto disordinate che non hanno risparmiato nessuno, nemmeno il Presidente della Repubblica. Di “democrazia in pericolo”, di un “piacere al capo dello Stato e alla arlecchinesca maggioranza formata dai berlusconiani e dagli ex antiberlusconiani”, di un gesto al quale “deve rispondere la piazza” aveva quindi sbottato il massimo esponente di Italia dei Valori, ritenendo quello della Corte Costituzionale un vero e proprio affronto allo sterminato numero di cittadini firmatari della proposta referendaria, una sorta di “gesto politico” e non giuridico, tutto questo ancora prima di leggerne tutte le motivazioni.

Le reazioni non sono tardate, anche quella del Colle, che a stretto giro di posta ha risposto con uguale durezza, etichettando come “volgari insinuazioni” quelle di Di Pietro. Ma Giorgio Napolitano ha ritenuto di non doversi fermare a questo, anche perchè in pochi ricorderanno che già in occasione dell’esultanza del comitato referendario, all’indomani della presentazione di più di un milione di firme raccolte, il Capo dello Stato volle rappresentare il suo appoggio all’iniziativa, almeno dal punto di vista concettuale.

Era stato chiaro Napolitano, nel dire che pur “non idealizzando” il sistema precedente, basato sulle preferenze, bisognava fare di tutto per ristabilire un legame diretto tra elettore ed eletto, quel legame che rappresenta un “pilastro della rappresentatività” di ogni istituzione che voglia dirsi democratica, anche perchè ora “non pare sia tanto importante fare bene in Parlamento quanto tenere buoni rapporti con chi ti nomina deputato”. Ecco quindi che sul finire di una giornata convulsa che ha visto due eventi importanti, come la già citata decisione della Consulta e la votazione che ha visto rigettare dal Parlamento la richiesta di custodia cautelare nei confronti dell’Onorevole Nicola Cosentino del Pdl, il Quirinale ha ritenuto di dover dare un segnale, nella forma di un incontro con i Presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, durante il quale si è parlato espressamente della riforma della legge elettorale.

Nella nota diffusa al termine della consultazione, si spiega come sia stata condivisa l’indicazione di spronare le forze politiche e le Camere ad esaminare quanto prima le soluzioni da adottare in materia di legge elettorale, anche per combattere il sentimento di “antipolitica” che ogni giorno sembra farsi più forte: “…In particolare, alla luce della sentenza emessa dalla Corte Costituzionale nel rigoroso esercizio della propria funzione, e’ ai partiti e al Parlamento che spetta assumere il compito di proporre e adottare modifiche della vigente legge elettorale secondo esigenze largamente avvertite dall’opinione pubblica”. E’ l’opinione pubblica che lo vuole. E’ tempo di ricucire il rapporto tra societa’ civile e societa’ politica.”

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