USA, GOP serra fila: basta lotte intestine, battere Obama

Mentre sono da poco iniziate le elezioni primarie del Partito Repubblicano, che si sono già svolte negli stati dell’Iowa e del New Hampshire e si attende di andare al voto anche nel South Carolina, lo stato maggiore del partito si è riunito a New Orleans, dove avrebbe esaminato lo stato del Grand Old Party, a dieci mesi dalle presidenziali di novembre. E se da un lato si sarebbe espresso ottimismo sulle possibilità di disarcionare Barack Obama, considerato debole e molto in difficoltà, a causa della congiuntura economica difficile, tuttavia, sono state espresse anche perplessità sulla situazione interna al Partito Repubblicano, che vede una lotta dai toni ormai fuori dalle righe per la nomination, cosa che potrebbe indebolire il vincitore, che avrebbe poi difficoltà nel farsi riconoscere dal resto della base.

Per questo motivo, è stato inviato un messaggio a tutti gli sfidanti in corsa, al fine di far abbassare a tutti i toni, esplicitando loro che l’obiettivo finale resta battere Obama e non qualcun altro, con un esplicito riferimento a Mitt Romney, l’ex governatore del Massachussetts, ormai lanciato per la vittoria finale.

Sin dall’inizio, la dirigenza del partito è sembrata puntare su Romney, considerato il candidato più in grado di battere il presidente in carica, per la sua moderazione e capacità di conquistare l’elettorato più centrista e indipendente. Tuttavia, i toni degli altri candidati del partito si sono accesi, perché il mormone non viene ritenuto in grado di rappresentare la base conservatrice. E il pericolo per il GOP sarebbe di concentrarsi troppo nello screditare Romney, indebolendo la sua immagine contro Obama, quando verrà il tempo della sfida alle presidenziali di novembre.

Quindi, un abbassamento dei toni si renderebbe necessario, senza mettere in discussione la legittima aspirazione di ciascuno a correre per la nomination. Ma l’ordine dall’alto è stato chiaro: restare nei ranghi e non uscire più dalle righe (rivolto ai vari Santorum, Gingrich e Perry), perché si rischia di perdere di vista l’obiettivo finale, proprio quando sembra alla portata.

Di quanto discusso a New Orleans ha riportato il New York Times, anche se i dirigenti nazionali del GOP non hanno voluto emettere alcun comunicato ufficiale.

 

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