Cuba non cambia, morto dissidente 31enne dopo sciopero fame

Un altro dissidente morto a Cuba. Questa volta è toccata a Wilmar Villar, 31 anni, che era stato arrestato il 14 novembre scorso, nel corso di una manifestazione contro il governo. Da allora era in carcere, dove per protesta aveva rifiutato di alimentarsi. Ha trascorso cinquanta giorni senza cibo, ma alla fine non ce l’ha fatta. Condotto all’ospedale Santiago, è morto ieri. Ne ha dato la notizia Elisardo Sanchez, a capo della Commissione per i diritti umani e la riconciliazione nazionale, di fatto illegale, sebbene sia tollerata dalle istituzioni. Villar apparteneva all’Unione Patriottica Cubana, un’organizzazione anch’essa considerata illegale e contraria alle istituzioni castriste, nata nel mese di luglio del 2011, quando divamparono nel Paese alcune proteste per chiedere il rispetto dei diritti umani.

L’affare Villar diventa un vero imbarazzo per Raoul Castro e il suo regime, quando mancano due mesi alla visita prevista del Pontefice e che dovrebbe portare, almeno nelle intenzioni, a un disgelo con la Chiesa, anche passando attraverso la liberazione dei prigionieri politici.

La morte de giovane attivista è anche il segnale del fallimento anche del tanto ostentato nuovo corso di Cuba, che era stato presentato a fine aprile al VI Congresso del Partito Comunista, quello in cui Fidel Castro aveva ufficialmente passato le insegne al fratello Raoul, rinunciando a farsi rieleggere alla segreteria. Tuttavia, i due fratelli continuano a gestire insieme il potere e a tenere sotto scacco le istituzioni del Paese, non consentendo alcuna reale trasformazione politica ed economica.

Nei mesi scorsi sono state annunciate alcune misure “rivoluzionarie”, almeno a parole, anche se la complessa macchina burocratica de L’Avana rallenta un pò tutto. E’ stata decisa la liberalizzazione della compravendita delle auto fabbricate dopo il 1960, cosa che era vietata da oltre 50 anni. Allo stesso tempo, si è affacciata l’ipotesi di rendere libera la compravendita delle prime case, ostacolata nei fatti da una burocrazia soffocante.

Nonostante l’annuncio anche della liberazione di migliaia di prigionieri politici, non esiste sull’isola un effettivo nuovo corso, bensì una distanza siderale tra gli annunci e i fatti.

Gli stessi esuli, molto forti negli USA, hanno sempre sostenuto di non credere alle aperture paventate dal regime, finché al potere ci saranno persone con il cognome Castro.

 

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