USA: Santorum trionfa in Missouri, Minnesota e Colorado

Brutta sorpresa per l’ex governatore del Massachussetts, Mitt Romney, considerato il candidato favorito per la nomination agostana di Tampa del Partito Repubblicano. Dopo la vittoria in Florida e Nevada, Romney va incontro a una sconfitta penosa nei tre stati in cui si è votato ieri: Missouri, Minnesota e Colorado. In tutti e tre ha trionfato e con ottimo margine il candidato italo-americano e paladino della destra religiosa, Rick Santorum, che già aveva sorpreso proprio all’inizio della corsa, il 3 gennaio scorso, quando aveva ottenuto una vittoria risicatissima e per poche schede proprio su Romney in Iowa, anche se riconosciuta tardivamente.

Nel Missouri, dove il risultato delle primarie non è vincolante ai fini dell’assegnazione dei seggi per la nomination, Santorum ha stravinto con il 55% dei voti, mentre Romney è sprofondato a un miserrimo 22% e terzo si è classificato il libertario texano Ron Paul con il 12%.

Stessa musica anche nel Minnesota, dove Santorum ha ottenuto intorno al 45% delle preferenze e Romney si è addirittura posizionato al terzo posto con il 17% dei consensi, dietro a Paul, che ha preso un ottimo 27%. Qui, la sconfitta per il mormone non soltanto è netta, ma pesa ancora di più, in quanto solo 4 anni fa, egli si era imposto con il 40% su John McCain, che poi aveva vinto la nomination; e sempre qui, godeva del sostegno dell’ex governatore dello stato, Tim Pawlenty, che fino a poche settimane fa aveva partecipato alla corsa per la nomination. In pratica, è sprofondato nei consensi, malgrado avesse tutte le condizioni per partire favorito.

Passando al Colorado, quando quasi tutte le schede sono state scrutinate, si apprende che Santorum sarebbe intorno al 40%, seguito a pochi punti di distanza da Romney, intorno al 35%, mentre al terzo posto si sarebbe attestato Newt Gingrich, con un modesto 12,8% e solo quarto Ron Paul, con l’11,7%.

Tirando le fila di quanto è accaduto, l’italo-americano ha ottenuto una vittoria in ben quattro stati sugli otto in cui finora si è votato. Romney ha vinto ad oggi solo in tre stati, mentre Gingrich in uno (South Carolina). Volendo pure ammettere che non tutti gli stati hanno lo stesso peso, tuttavia, la situazione per il Partito Repubblicano è davvero imbarazzante. Si pensava che già a fine gennaio si avrebbe avuto il nome certo del candidato da schierare contro Barack Obama, ma non possiamo ancora dire certamente che ciò sia accaduto.

Le vittorie di Santorum non lo lanciano di sicuro verso la nomination, ma sono la conferma della difficoltà di Romney ad imporsi in modo complessivo sugli altri candidati. Torna lo spettro del “Mr.25%”, l’espressione irridente con cui lo ha definito qualche mese fa Obama, sottolineando come non riesca ad andare oltre il quarto dei consensi tra i suoi stessi elettori.

Il guaio di questa campagna elettorale per i repubblicani è dato proprio dall’assenza di una leadership condivisa, con Romney considerato il candidato più idoneo a battere l’inquilino alla Casa Bianca, ma  che non gode del sostegno della base per la sua caratura di politico freddo e poco entusiasmante, oltre che per l’immagine di uomo dell’estabilishment, inviso alla destra del partito, che in alcuni tratti non lo vede molto diverso da Obama, come sulla riforma sanitaria.

Basta quanto accaduto questa notte per potere affermare che la corsa per la nomination si è riaperta? Difficile dirlo, anche se bisogna ammettere che in questi stati Santorum si è giocato il tutto per tutto, investendo i pochi quattrini di cui gode in queste realtà, al fine di strappare con le unghie un risultato che ora potrà spendere nel lungo barattare con il vincitore per un posto di rilievo nella corsa per le presidenziali (candidatura alla vice-presidenza?).

Non ultimo, in un solo colpo è stato cambiato in corsa il rivale diretto di Romney, che non è più Gingrich. Quest’ultimo, come Santorum, rappresenta la destra più conservatrice ed entrambi i candidati sono cattolici, pur godendo di un maggiore sostegno tra l’elettorato protestante e battista del sud. Paradossalmente, però, il dato di ieri potrebbe indebolire il fronte anti-Romney, perché se si dava per probabile un ritiro dell’ex senatore del Pennsylvania, in favore di Gingrich, adesso i risultati rendono impossibile tale gesto e rischia di portare avanti una sfida, che vedrà alternarsi di volta in volta Gingrich e Santorum quali potenziali candidati in seconda.

Altro dato certo è poi che Romney ne esce indebolito, in vista delle prossime sfide, e la stessa immagine all’esterno si è iniziata da giorni ad appannarsi. Lo dimostrano un pò tutti i sondaggi, che fino a qualche settimana fa lo davano in vantaggio su Obama di diversi punti, in una ipotetica sfida per le presidenziali. Oggi, quegli stessi sondaggi danno il risultato esattamente opposto, con Romney costretto ad inseguire. C’è di sicuro un certo recupero di popolarità della Casa Bianca, ma dato quasi del tutto dalla lotta fratricida e inconcludente all’interno del Grand Old Party.

 

 

 

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