Roma, il progetto giovani funziona

Il progetto Made in USA è stato chiaro dall’inizio ai tifosi della Roma: rilancio del brand (mai veramente “lanciato”) e puntare tutto sui giovani di talento. Due i punti fermi relativamente ai giovani. Il primo relativo alla campagna acquisti, con giovani talentuosi da inserire subito in prima squadra come Lamela, Pjanic e Bojan. Il secondo relativo al settore giovanile e ai giovani già presenti, da integrare con acquisti mirati, futuri top player di 16-17 anni, che abbiano le carte in regola per esplodere, come Nico Lopez, Ferrante e Tallo.

Più spazio ai giovani, d’altronde, non vuol dire altro che anticipare i tempi. Il settore giovanile giallorosso, sebbene sia da sempre uno dei più produttivi d’Italia, non è mai stato sfruttato a dovere, e nel tempo sono stati persi giocatori che si sono rivelati in seguito autentici top player, come Chiellini e Pepe, due punti fermi della Juve e della Nazionale italiana.

Far capire ai giovani che si punta su di loro, d’altronde, è il primo passo per tenerli in rosa, e il fatto che la Roma negli ultimi mesi abbia fatto esordire Caprari, Viviani e Piscitella, con Tallo in rampa di lancio, potrebbe rivelarsi in futuro un’arma vincente per accaparrarsi le promesse più importanti d’Italia.

Farli sentire al centro del progetto, e tenere sempre alta la pressione, inoltre, fa sì che siano pronti dal primo minuto in una gara di Serie A, in maniera che si abbia un ricambio continuo, senza preoccuparsi in caso di infortuni. Questo è quello che accade al Barcellona, dove non c’è timore a far esordire il giovane Tello lasciando in panchina uno come Alexis Sanchez per dargli un turno di riposo.

Il modello, quindi, è quello dei catalani, la speranza è che i risultati siano buoni anche la metà di quelli catalani.

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