Angelino fa il duro e il PDL rialza la china dei sondaggi

In due giorni, i toni della politica italiana si sono trasformati, tanto che il premier Mario Monti ha invitato a non allargare adesso lo “spread tra i partiti”, mentre si sta restringendo quello tra i rendimenti dei titoli di stato italiani e tedeschi. E la battuta di Monti è certo sagace, ma anche molto azzeccata. Sarà stato il primo, infatti, ad avere intuito che il netto miglioramento dei mercati finanziari nelle ultime settimane è una buona notizia per il suo cursus honorum tecnico-professionale, ma suona come un triste presagio per quel che potrebbe essere da qui alla fine della legislatura.

Non c’è dubbio che alle urne non si va in questa primavera. E non tanto perché non ci siano le condizioni finanziarie per farlo. Fosse per queste, il PDL e il PD andrebbero al voto anche con un cataclisma delle borse in corso. Ma a votare non si andrà, perché i due principali partiti della inedita maggioranza tecnica non sono pronti.

Ciò che però sta cambiando è il quadro generale della politica, che segue quello dei mercati. Non vi è dubbio che con la chiusura positiva dello “swap” sui titoli di stato greci, le borse hanno rialzato vistosamente la testa, mentre i rendimenti sui nostri titoli sono scesi in qualche caso a livelli persino inferiori a quelli esistenti prima della crisi di metà 2011. Non per questo siamo salvi e nessuno potrà affermare seriamente che la Grecia è a posto, perché molto probabilmente collasserà entro un anno. Ma per ora ai mercati basta per tirare un sospiro di sollievo e andare avanti. Ma migliorando lo scenario finanziario, la politica si sente autorizzata a riappropriarsi di quello spazio che le è proprio, ma che è stato accantonato da 4 mesi per via delle difficoltà in cui siamo sprofondati.

E nelle ultime 48 ore abbiamo avuto un primissimo assaggio di questo cambiamento. E’ stato il PDL a rimarcare il passaggio verso una nuova fase. Due giorni fa, il segretario del PDL, Angelino Alfano, ha annunciato di non andare al vertice convocato tra il premier e i tre segretari dei partiti della maggioranza (Alfano-Bersani-Casini, detto anche il vertice dell’ABC), in polemica contro l’ordine del giorno dell’incontro, basato su Rai e giustizia. Per Alfano, si tratterebbe di un tentativo del PD di mettere le mani sulla Rai, il cui cda è in scadenza il 28 di marzo. Sono altri i problemi degli italiani, ha tuonato il segretario, che ha fatto saltare l’incontro, mandando su tutte le furie il furbissimo Casini, che già meditava la spartizione delle nomine con il PD di Bersani.

Sempre nelle ultime ore, come conseguenza di quanto accaduto con il vertice mai iniziato, il ministro per la cooperazione e l’integrazione, Andrea Riccardi, si è fatto sfuggire un epiteto contro la “politica schifosa”, che ha scatenato l’indignazione del PDL, il quale si sente il vero oggetto dell’insulto del ministro non troppo tecnico, ma dai chiari orientamenti politici. Risultato: sono state raccolte 46 firme in poche ore da parte dell’ex Guardasigilli Nitto Palma, per chiedere la votazione di una mozione di sfiducia individuale contro Riccardi. Alfano, in questo caso, ha cercato di mettere acqua sul fuoco, mediando con il ministro e strappandogli una dichiarazione di scuse.

E’ evidente che non ci saranno i voti per disarcionare il ministro, se non altro perché il PDL non sembrerebbe compatto attorno a tale ipotesi, ma la volontà del partito dell’ex premier è di smuovere le acque.

Qualche giorno fa, su Bloglive.it avevamo pubblicato un altro articolo sul PDL, dove si riportavano i dati trapelati da Via dell’Umiltà, per cui il PDL sarebbe sotto il 20% dei consensi. E lo scossone dei numeri disastrosi nei sondaggi ha avuto l’effetto di dare vita a un nuovo corso nel partito, che si intravede in due strategie principali: lealtà critica a Monti, mai amato dagli elettori del centrodestra, che lo considerano un abusivo al posto di Berlusconi; rottura con la Lega Nord, alla ricerca di alleanze alternative.

Non è un caso che oggi Libero pubblichi i risultati di un sondaggio di Euromedia Research, secondo cui il PDL sarebbe risalito tra il 23 e il 24% dei voti, mentre il PD sarebbe fermo al 26%. Il sondaggio rileverebbe come si sarebbe arrestata la tendenza discendente per il primo partito, mentre il PD non mostrerebbe segni di ripresa.

Si aggiunga a ciò l’ennesima figuraccia del partito di Bersani alle primarie a Palermo, con la segreteria nazionale sbeffeggiata dal voto e con una Borsellino che ricorre alle carte bollate contro un uomo del PD, il quale però è costretto a difendere lei, ma senza convinzione.

Nelle prossime settimane, i toni dello scontro tra PDL e Lega Nord potrebbero aumentare, dopo quella dichiarazione così netta di Alfano, per cui l’alleanza sarebbe ai titoli di coda. In vista delle amministrative di primavera, è chiaro che il PDL tenterà di conquistare una fetta di elettorato leghista o in fuga verso altre sponde, per arrestare l’emorragia attesa di voti in tutto il Paese. Ne vedremo delle belle e, soprattutto, il PDL si è dato già una prima sveglia, visto che l’alternativa sarebbe lo scioglimento senza rimpianti.

 

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