Francia, Sarkozy ora in vantaggio su Hollande al primo turno

Colpo di scena nella campagna elettorale per le presidenziali francesi di aprile. Quando mancano 50 giorni al voto, il presidente Nicolas Sarkozy ha più di una ragione per sperare in una clamorosa riconferma, dopo mesi di rassegnazione del centrodestra, che da tempo non crede di potere confermare un proprio uomo all’Eliseo per i prossimi cinque anni. Eppure, pare che qualcosa stia cambiando. Ieri, è stato pubblicato l’ultimo sondaggio realizzato dalla casa Ifop per Europe 1, Paris Matche la TV Public Senat. Secondo gli ultimissimi dati, Sarkozy sarebbe in testa al primo turno, balzando di un punto e mezzo al 28,5% delle preferenze, mentre il suo avversario diretto, il socialista François Hollande, perderebbe l’1,5%, scendendo al 27%.

Al ballottaggio, tuttavia, resta ancora avanti Hollande, ma perde due punti percentuali, portandosi al 54,5%, contro il 45,5% di Sarkozy.

Dunque, saremmo a una svolta clamorosa, con il presidente che per la prima volta da molti mesi guiderebbe i sondaggi, anziché subirli, per quanto ancora resti svantaggiato al secondo turno, che è poi quello che deciderà sulle sorti dell’Eliseo. Fatto sta che questo starebbe rinvigorendo il clima attorno alla presidenza, con molte più persone che adesso ritengono possibile la rimonta, cosa quasi impensabile fino a pochissime settimane or sono. Ci crede, soprattutto, Sarkozy, che ieri è stato intervistato a lungo sulla TV francese TF1, rispondendo alle domande di giornalisti e semplici cittadini.

Il presidente sembra veniva da un bagno di folla a Villepinte, una cittadina a nord di Parigi, dove è stato accolto da 60 mila elettori, affiancato dall’amico e attore Gerard Depardieu e dalla moglie dell’ex presidente e predecessore Jacques Chirac, Bernadette.

Ma cosa ha permesso il sorpasso nei sondaggi per l’Eliseo? Certamente, i toni della campagna elettorale di Sarkozy vanno nella direzione auspicata dai francesi, ossia di un ritorno se non al protezionismo nazionale, impossibile da attuare restando nella UE, almeno a quello europeo.

E su questo punto, Sarkozy ha lanciato una proposta forte, destinata a dettare l’agenda dei dibattiti interni nei prossimi giorni. Egli ha invitato Bruxelles a proteggere le aziende che lavorano e investono nell’Unione Europea, facendo in modo che i soldi europei vadano a loro. Allo stesso tempo, ha proposto che possa essere escluso dall’Unione uno stato che non rispetta determinate regole, così come accadrebbe nell’Area Euro per gli obiettivi fiscali. Ma l’idea più drastica è stata quell’ultimatum lanciato ai partner europei: o la proposta verrà esaminata e attuata entro un anno o la Francia farà da sé.

Ora, è chiaro che siamo nell’alveo della propaganda, che semmai questa misura verrà discussa, essa non sarà comunque attuata da un singolo stato, in quanto configgerebbe con le regole basilari su cui poggia la UE. Tuttavia, la proposta di Sarkozy ha avuto il merito di dare sfogo alle richieste di larghi strati della società transalpina, nonché di spiazzare ancora una volta l’avversario, che non riesce a dettare i tempi e gli argomenti della campagna elettorale.

Certo, per una buona notizia per Sarkozy (i sondaggi), ce n’è un’altra che gli avrà guastato in parte l’umore. E’ l’annuncio non ufficiale del Fronte Nazionale, riportato da France Presse, per cui Marine Le Pen, la leader della destra radicale, avrebbe raggiunto quota 500 “parrainages”, ossia le firme necessarie degli amministratori pubblici locali in almeno 30 dipartimenti diversi, per potersi candidare alle presidenziali.

Le Pen è accreditata di un buon 16% al primo turno, attestandosi così terza, dopo Sarkozy e Hollande. Seguono il centrista François Bayrou, al 13% e Jean-Luc Melenchon, della sinistra radicale, dato al 10%.

E’ evidente come i voti per Le Pen siano quelli in fuga dall’Ump di Sarkozy, sebbene nelle ultime settimane pare che la soglia dei consensi per la pasionaria della destra francese si sia abbassata, forse anche danneggiata per il ritardo con cui ha potuto rimediare le firme necessarie alla sua presentazione per la corsa all’Eliseo.

E proprio in vista di un recupero su questo versante, come era già avvenuto nel 2007, i toni della campagna di Sarkozy hanno virato decisamente a destra sui capitoli importanti dell’immigrazione e del rapporto con l’Europa. Bisognerà anche vedere quanti crederanno alla svolta improvvisata, dopo cinque anni in cui l’Eliseo ha mostrato una sostanziale continuità con il centrodestra di Chirac, un pò su tutte le tematiche care agli elettori del Fronte.

Dall’altra parte, l’unica proposta realmente forte e chiacchierata di Hollande è stata quella di tassare i redditi oltre il milione di euro al 75%, una misura volta a recuperare consensi a sinistra, anch’essa difficilmente realizzabile e dalla forte valenza populista.

Complessivamente, dunque, è indubbio come la campagna elettorale sia condotta con efficacia da Nicolas Sarkozy, mentre l’avversario gode solo del vantaggio iniziale, ma è privo del piglio del leader carismatico o almeno intuitivo.

Le terze posizioni non pare stiano riscuotendo molti consensi e la stessa attenzione mediatica, per quanto Bayrou avrebbe un bottino di voti importante in vista del ballottaggio e che al momento potrebbe essere propenso a spostare in favore del candidato socialista. Per questo, per rievocare lo slogan che portò cinque anni fa Sarkozy all’Eliseo, “tutto è possibile”, ma aggiungiamo che nulla è davvero scontato questa volta.

 

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