Quella foto twitterata di Angelino Alfano, Pierluigi Bersani e Pierferdinando Casini al vertice con il premier Mario Monti riassume brillantemente la situazione politica di questi ultimi mesi. E’ il simbolo di una maggioranza coatta, per nulla coesa, ma obbligata dai fatti a stare insieme, in cui spiccano tre leader politici, che si contendono la guida del nuovo corso da qui ai prossimi mesi. Alfano rappresenta ciò che resta del centro-destra, quel PDL ammaccato, ma non trafitto, come pure si pensava il giorno della caduta del governo Berlusconi. Bersani è il leader zoppo di una sinistra, che a chiacchiere doveva trionfare politicamente in questa fase nuova, ma che al contrario pare subire le scelte dell’esecutivo, pur restando avvantaggiata nello scenario a breve delle amministrative. Infine, Casini, l’uomo che delle larghe coalizioni ne ha fatto negli ultimi anni una bandiera politica, che ride tronfio del successo di avere posto sé stesso e il suo partito al centro della vita istituzionale e politica del Paese.
Mancano tre protagonisti degli ultimi anni, che rappresentano l’altra faccia del nuovo corso, ossia gli sconfitti. Sono Umberto Bossi e la sua Lega, Antonio Di Pietro e la sua Idv, Gianfranco Fini e la sua Fli.
L’ex magistrato ha di fatto cessato la sua esistenza politica quello stesso 12 novembre, quando l’ex premier Berlusconi si dimise. Avendo incentrato la sua figura solo su un acceso anti-berlusconismo retorico e spinto, adesso si ritrova disoccupato, un pò come un imitatore quando muore l’oggetto delle proprie imitazioni. Il futuro di Bossi e del Carroccio, invece, è legato alle amministrative di primavera. Dopo tanti slogan sguaiati, sia il Senatùr che Roberto Maroni hanno precisato di essere disponibili a tornare in coalizione con il PDL. La risposta di Berlusconi è stata un semi-freddo: sì, ma se c’è Maroni non ci fidiamo. In particolare, Bossi ha affermato che se le cose alle prossime amministrative non dovessero andare bene per la Lega, allora sarà costretto a ri-allearsi con il PDL. Possibile, ma c’è da scommettere che stavolta il Carroccio non sarà atteso a braccia aperte e dovrà tornare dagli (ex) alleati con la coda tra le gambe e un potere contrattuale ridimensionato. In fondo, la caduta del governo la si deve ai loro continui distinguo su tutto.
Parliamo, infine, del vero grande sconfitto di questa fase: il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Il 14 dicembre del 2010 è andato ufficialmente all’opposizione, dopo essere stato la spina nel fianco del premier per oltre un anno e mezzo. Dopo una breve fase di riscossa personale e politica, da quando a luglio del 2010 diede vita ai gruppi autonomi e poi alla formazione di Futuro e Libertà, la sua persona e il suo partitino sono sprofondati nel dimenticatoio della politica italiana. Da numero due di un partito del 37%, Fini è diventato il numero 2 di Casini, cioè di un’area elettorale del 7-8%.
Il Toto Cutugno della Seconda Repubblica, tuttavia, ha subito la più grave delle sconfitte, forse l’ultima e irrimediabile, con la nascita del governo Monti. Da allora, infatti, Casini, con cui avrebbe dovuto dare vita al fantomatico Terzo Polo, lo ha praticamente mollato e privato di alcuna dignità e visibilità. Nella foto su Twitter c’era Pierferdy, non Gianfry. Alle trattative con PDL e PD c’è ancora il leader UDC, non qualche esponente Fli. E ancora, il PDL e il PD corteggiano Casini, ma snobbano del tutto l’esistenza dei futuristi.
Per questo, oggi e domani si terrà una due giorni a Pietrasanta, in Versilia, dove vi sarà la prima Convenzione nazionale di Fli. Un appuntamento, che mira a ridare spazio politico a Fini e al suo partito, con evidenti malumori tra gli stessi parlamentari, che da tempo chiedono al loro leader di mollare la Camera e di buttarsi nell’arena politica, in vista delle politiche del 2013. E Fini dovrebbe dimettersi proprio a settembre, per occuparsi della sua creatura, ma gli spazi per lui sarebbero ridotti, per non dire nulli.
Alla Convention di questo weekend dovrebbe parlare anche di unioni civili, nel tentativo di ritagliarsi uno spazio programmatico diverso da quello dell’alleato centrista, esponente notoriamente del mondo cattolico. Alle ore 11.30 di oggi parlerà Italo Bocchino, il falco che con le sue dichiarazioni incendiarie anti-Berlusconi e anti-PDL ha reso impossibile anche solo l’idea di un ritorno al dialogo tra le parti.
Fini dovrebbe cercare di rilanciare l’immagine oscurata ed appannata della sua persona alle ore 15.00, con una replica domani, in chiusura.
D’altronde, il segno evidente di quanto stia accadendo si ha a Palermo, dove l’UDC presenta un suo candidato sindaco, Massimo Costa, sostenuto anche dal PDL. Fli, che avrebbe voluto un rapporto esclusivo con i centristi, non ci sta e dovrebbe andare da sola. E’ evidente che le amministrative saranno un banco di prova per Fini, che dopo avere registrato risultati da prefisso telefonico già nella primavera del 2011, adesso dovrebbe quasi certamente ottenere il disastroso bis. Nessuno si attende un buon esito dalle urne, ma i suoi parlamentari non sanno che pesci pigliare in vista delle future alleanze. Un ritorno nel PDL per molti di loro sarebbe impossibile, oltre che sconsigliabile, visto che il partito dell’ex premier dovrebbe ottenere alle prossime politiche molti meno consensi e seggi del 2008. Non resta che accettare di morire con Casini o tentare la via solitaria di pura testimonianza.