Governo Monti e Partito Democratico: siamo alla resa dei conti

La fiammella, il primo segnale di dissidi da Novembre ad oggi tra il Governo di Monti e il Pd, dopo la proposta di riforma del lavoro, si è alimentato nel corso dei giorni e non accenna affatto a scemare.

Monti ha continuato ad andare giù pesante nel suo viaggio in Oriente, parlando di riforma quasi intoccabile, di un Governo che gode del consenso degli italiani (da qualche giorno i sondaggi ne certificano però un calo evidente), fiducia di cui non godono affatto i partiti. Il sottosegretario Catricalà a Ballarò ha parlato con tono da “Re Sole“: “O si fa così o ce ne andiamo”.

Ed il Pd? Non è retrocesso di un millimetro, anzi si è compattato in un incontro ad inzio settimana sulla linea: “O si cambia la riforma del lavoro, o così non si può votare”. In realtà il Partito Democratico, che a Novembre ha proposto ed accettato un governo di larghe intese, si è accorto che in questi primi 4 mesi più che un ad un esecutivo tecnico, abbiamo assistito ad un governo di centro-destra con l’Udc al posto della Lega, e le cui disposizioni venivano votate, malgrado tutto, anche dal principale partito di centro-sinistra. Liberalizzazioni molto soft e rese ancora più morbide dagli interventi del Pdl, tassazione orizzontale che ha svantaggiato le classi più deboli, riforma delle pensioni durissima ed ora anche un depotenziamento assoluto dell’articolo 18, strumento di civiltà in difesa dei diritti dei lavoratori, per favorire principalmente le aziende. Le pressioni, anche internazionali, in un’Europa di destra che sta portando tutto il Continente ad una crisi economica gravissima, spingono per l’ammorbidimento della linea del partito di Bersani, ma stavolta sul serio, per motivi oggettivi o elettorali (questo non lo sappiamo), gli interessi dei lavoratori sembrano essere al primo posto nei Democratici.

E voi da che parte state?

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