Polillo: “Esodati possono annullare gli accordi” ma per Zipponi è aria fritta

La questione dei cosiddetti lavoratori “esodati”, ossia coloro che si erano avviati alla pensione con procedure concordate con i datori di lavoro, prima che la riforma del governo Monti cambiasse le carte in tavola, è da qualche giorno tornata sulla scena. L’imbarazzo del ministro del welfare Elsa Fornero, a fronte della protesta sindacale e sociale contro i calcoli che avevano sottostimato la platea di coloro che si troveranno in una sorta di “limbo” senza stipendio nè assegno previdenziale, si è concretizzato ancora qualche giorno fa con la promessa che si sarebbe interessata in prima persona del problema.

Qualche spiraglio è arrivato finalmente stasera, attraverso il sottosegretario all’economia Gianfranco Polillo, che ha esposto la possibilità di un annullamento delle procedure che hanno portato i lavoratori a lasciare l’impiego.

“Gli esodati hanno firmato un accordo con le aziende, se cambiano le condizioni che hanno legittimato quell’accordo, secondo i principi generali dell’ordinamento giuridico, possono chiedere che quell’accordo sia nullo” è stato quindi il concetto espresso nella trasmissione “In Onda” di La7, sebbene a questo punto sorga immediatamente un dubbio: non si starà mica pensando di delegare a vertenze singole o “class action” una vicenda che richiede inderogabilmente un intervento legislativo? Sarebbe disdicevole.
Ancora, Polillo è intervenuto su di un altro aspetto della vicenda, dichiarando che il governo non lascerà per strada delle persone assolutamente incolpevoli e “non si opporrà” all’abrogazione della norma che impedisce a questa categoria di “ex lavoratori non ancora pensionati” di svolgere un’altra attività lavorativa nel periodo di transizione.

Immediatamente è arrivata una prima reazione da parte del responsabile lavoro e welfare di Idv, Maurizio Zipponi, che definisce di una “pazzesca superficialità” il modo in cui l’esponente del governo ha affrontato stasera il problema: “Vorremmo ricordare a Polillo che gli accordi di cui parla si chiamano Irisbus, Termini Imerese. Aziende che non ci sono più. In altri casi, gli accordi sono fondamentali per non far saltare per aria le imprese”. Insomma sembrerebbe di essere punto e a capo.

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