In poche ore nuove notizie giungono dai fronti caldi della politica italiana. Una riguarda il Trota, figlio del Senatùr Umberto Bossi, quel Renzo, che quasi un mese fa ha dovuto rimettere il mandato di consigliere regionale, travolto dallo scandalo della distrazione dei fondi del partito, che sarebbero stati utilizzati a fini personali. Già da settimane girano le voci sull’acquisto di lauree false, comprate all’estero da atenei misteriosi. Il Trota aveva affermato di essere iscritto a una Facoltà di Economia, ma che non avrebbe detto il nome dell’università, per evitare di essere infastidito dai giornalisti, “se no vengono quelli de “Le Iene” e mi prendono in giro”.
Ma forse la figuraccia probabile con quelli de “Le Iene” dovrebbe essere l’ultima preoccupazione per lui, visto che ieri è trapelato che il giovane rampollo di casa Bossi avrebbe già maturato 180 crediti (quelli necessari per ottenere la laurea triennale) in una misteriosa università albanese, la Krystal, fondata nel 2005, che a dispetto del nome tanto cristallina non sembra essere.
E’ iscritto con il numero di matricola 482, con accanto la sua foto e tanto di certificazione in lingua albanese, con cui si dichiara che Renzo Bossi sarebbe laureato in business administration, quel che in Italia chiamiamo con il nome di Economia Aziendale. Le “malelingue” dicono che si tratti di un’università che la laurea la vende e che, quindi, Bossi non avrebbe studiato nemmeno un’ora per ottenere le “sudate” carte. D’altronde, non si è mai visto il Trota fare la spola tra Italia e Albania per dare gli esami. Ma al momento, quello che importa alla Guardia di Finanza, che ha sequestrato le carte, è capire se la laurea sia stata ottenuta con i soldi del partito o no.
Certo che i padani dovrebbero rabbrividire all’idea che il loro leader mandasse il figlio a “studiare” in Albania, loro che con gli extra-comunitari, specie albanesi, tanto teneri non sono mai stati. Con tutte le università fasulle che si trovano, giusto in Albania doveva andarla a comprare la laurea, si chiederanno in molti.
Secondo caso: la richiesta di arresto di Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita, poi senatore PD, da parte della Procura di Roma. Avrebbe distratto fondi per 25 milioni di euro, poi canalizzati con 90 bonifici in due conti in Canada, di cui erano titolari due società a lui riconducibili.
Lusi ha risposto alla richiesta, sostenendo che si tratterebbe di un fatto “abnorme” e che si sente un “vulcano inesploso”, perché se parlasse molti andrebbero nei guai, tra i suoi ex compagni di partito. In sostanza, l’uomo avrebbe fatto intendere che i soldi sarebbero stati accreditati sui suoi conti, ma che erano nella disponibilità dei dirigenti del partito. “In Italia non capite come funzionano i partiti”, ha dichiarato Lusi, il quale paventa l’idea di essere solo la vittima sacrificale di un sistema di gestione del finanziamento pubblico ai partiti.
E sarà che non abbiamo veramente capito del tutto come vengano gestiti i soldi degli italiani dai partiti, fatto sta che gli italiani sembrano che si stiano attrezzando alla grande per mandare alla classe politica un rabbioso, quanto terremotante “Vaffa..” di grillina memoria.
I sondaggi assegnano al Movimento a 5 Stelle tra il 7 e l’8%, con una potenzialità fino al 10% dei consensi. Il risultato dei grillini dipende da vari fattori, uno dei quali è il tasso di partecipazione al voto. Qualora siano in tanti domenica e lunedì, magari incoraggiati pure da una bella giornata di sole, a non recarsi alle urne, l’M5S potrebbe superare le attese, visto che si tratterebbe di un nocciolo più duro di elettori, interessati a questo giro a fare pesare il proprio voto.
A differenza poi di quel che si pensi, gli elettori grillini sono per l’80% liberisti, ossia vogliono una minore presenza dello stato in economia. E sempre a differenza della comune vulgata, chi vota Grillo non deriva dalle fila dell’antipolitica, visto che lo è meno di un quarto (23%), contro il 72% di appena due anni fa.
E ancora altri dati confutano l’idea che si tratti di un movimento di sinistra, come l’avversione anche ai diritti per le coppie gay. Insomma, non sarebbe una formazione strampalata della sinistra anti-sistema. Certo, non possiamo etichettare i grillini come un fenomeno di destra, ma per il semplice fatto che non si riconoscono in alcuna categoria ideologica attuale (forse, questo è proprio di destra!).
Trattare questo fenomeno come il puro frutto di piazzate di un comico sarebbe un grave errore di sottovalutazione. Di sicuro, i comizi di Beppe Grillo scadono spesso nell’opposizione a tutto e a tutti, che pur partendo a volte da buone ragioni non portano a nessuna conclusione pragmatica e ragionevole.
Ma pensare che il seguito che queste affermazioni riscuotono sia dovuto solo al dilagare di un sentimento di anti-politica sarebbe sbagliato. E’ anche la conseguenza di una politica non solo avvertita come marcia e assolutamente inconcludente a ogni livello, ma anche distante dai mezzi e i linguaggi di comunicazione moderni.
D’altronde, da una casta di “ultra-maturi” non ci si può attendere che sferri una controffensiva mediatica sul web e attingendo alle giovani e nuove risorse disponibili nel Paese. Anche per questo, il fenomeno dei grillini è destinato a non sopirsi così presto.