Germania, domani vota il Nord Reno-Vestfalia. Test per la Merkel

Domani, la Germania avrà un suo importantissimo test elettorale. Il Land tedesco più popoloso, il Nord Reno-Vestfalia, è chiamato a rinnovare il Parlamento regionale in anticipo, dopo che la coalizione di minoranza SPD-Verdi è andata a rotoli sull’approvazione del bilancio. Si tratta dello stato più industrializzato della Germania, con 18 milioni di abitanti e una delle zone più ricche dell’Europa e del mondo. Per il cancelliere Angela Merkel, quindi, sarà una prova elettorale di indubbia importanza, per quanto non si tratti di un Land storicamente favorevole ai conservatori. Esso è stato governato ininterrottamente dai socialdemocratici della SPD dal 1966 al 2005, anno in cui la loro clamorosa sconfitta portò alle dimissioni dell’allora cancelliere socialdemocratico Gehrard Schroeder.

Il voto anticipato giunge dopo che il bilancio proposto dal governatore Hannelore Kraft era stato bocciato. Esso prevedeva un passivo di 3,6 miliardi di euro.

Il risultato di domani nella regione avrà ripercussioni anche sulla politica federale. Il cancelliere è sceso in campo, schierando Norbert Roettgen, che molti considerano il suo successore. Tuttavia, stando ai sondaggi della vigilia, pare che il candidato della CDU sia destinato alla sconfitta, limitandosi a raccogliere il 31% dei consensi, contro un buon 38% della SPD. I Verdi sono dati all’11%, mentre gli alleati della Merkel al Bundestag, i liberali della FDP, dovrebbero riuscire ad entrare al Parlamento, stando tra il 5 e il 6%, appena sopra la soglia di sbarramento.Con questi risultati non è certo che l’alleanza SPD-Verdi abbia la maggioranza per governare. Qualora così non fosse, si darebbe vita a una Grosse Koalition tra SPD e CDU, che in molti prefigurano quale scenario più probabile dal settembre 2013, quando si terranno le elezioni politiche federali.

Tra i temi di questa campagna elettorale, che coinvolge oltre un quinto di tutti i cittadini tedeschi, si registra il timore degli abitanti della Vestfalia per la possibile politica di rigore, necessaria a ripianare il deficit dello stato. Non solo. Molti sono adesso scontenti anche per il fatto che a 22 anni dalla riunificazione delle due Germanie, ancora oggi Berlino dedica aiuti straordinari ai Laender orientali.

Insomma, si parla di austerity e delle solite tematiche locali. Ma il dato che potrebbe riaccendere le speranze dei liberali è che non dovrebbero crollare sotto il 5%, dopo che già domenica scorsa nello Schleswig-Holstein si sono attestati all’8%, pur scendendo dal 14% precedente, ma riuscendo per la prima volta dalle politiche del 2009 a non essere estromessi da un Parlamento regionale. Un timido segnale di recupero, che potrebbe anche lasciare immaginare uno scenario simile al 2009 per il Bundestag, anche se quasi certamente il centro-destra non dovrebbe riottenere la maggioranza assoluta dei seggi, semmai quella relativa.

Nello Schleswig-Holstein, i conservatori di Angela Merkel sono stati appena ridimensionati, ma hanno tenuto botta. Un eventuale schiaffo nella regione più industrializzata non sarebbe per la CDU un buon segnale, anche se non esiste al momento la possibilità per i socialdemocratici di scalfire la maggioranza su base federale.

E come non considerare che in piena campagna elettorale abbiano fatto irruzione i temi noti della crisi dell’euro, con la sconfitta di Nicolas Sarkozy in Francia e le elezioni in Grecia, con la sua quasi certa fuoriuscita dall’euro. Il partito del cancelliere ha molto marcato il suo atteggiamento anti-cicale, ponendo Atene di fronte a un duro aut-aut.

Questo atteggiamento è ben condiviso dai tedeschi, che sono contrari agli aiuti alla Grecia e a qualsiasi altro stato in difficoltà. Per questo non è detto che i conservatori non siano premiati alle urne di domani, anche se si preannuncia il paradosso di uno stato che chiede rigore al governo federale, ma che vota poi per una coalizione più “lassista”, inciampata proprio sul buco di bilancio.

Altro dato interessante sarà scoprire quanti voti avranno raccolto qui i Piraten, il movimento protestatario e libertario, che i sondaggi danno dal 9 al 13% su base nazionale e che già sono riusciti ad entrare in assemblee importanti, come il Parlamento della città-stato di Berlino, così come nello Schleswig-Holstein, domenica scorsa.

Il voto ai Piraten ha indebolito i Verdi, che negli ultimi mesi sono passati nei sondaggi da percentuali vicine al 20% a cifre più prossime al 10%. Sebbene con una piattaforma programmatica diversa, l’effetto dei Piraten sulla politica tedesca è simile a quello del Movimento a 5 Stelle di Beppe Grillo in Italia.

Ma chi si attende che la Merkel possa decidere di andare al voto anticipato, in caso di sconfitta, rimarrà deluso, perché non si tratta di una roccaforte conservatrice e se la SPD vincesse, per i socialdemocratici sarebbe solo una riconferma. Il problema più grosso, in realtà, si chiama Bundesrat, la seconda Camera federale.

Essa è composta dai membri nominati da ciascun Land nel numero di 3 a 5, secondo il numero degli abitanti. Perdere le elezioni nei Laender, pertanto, ha come effetto immediato di spostare seggi da uno schieramento all’altro nel Bundesrat, costringendo la maggioranza al Bundestag a trattare sul bilancio con una Camera di diverso orientamento.

 

 

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