Volantino sul femminicidio, don Corsi non si pente: “Non lascio l’abito talare”

Si sente indegno di indossare la tonaca: don Piero Corsi, il prete che ha fatto scalpore con il volantino sul femminicidio, fa retromarcia e annuncia l’addio all’abito talare.

Una decisione maturata anche dopo la dura condanna arrivata dal vescovo di La Spezia che aveva criticato lo scritto a nome  di tutta la chiesa e aveva ordinato di toglierlo dalla bacheca della parrocchia di San Terenzo dove era stato affisso.

Nel volantino si accusavano le donne di provocare la violenza “vestendo abiti succinti”: già il titolo dello scritto, “Le donne e il femminicidio, facciano sana autocritica. Quante volte provocano?“, lasciava intuire le argomentazioni presenti. Nelle poche righe diffuse, don Piero Corsi chiedeva:  “Quante volte vediamo ragazze e signore mature circolare per strada con vestiti provocanti e succinti? Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre e nei cinema? Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli istinti peggiori e poi si arriva alla violenza o abuso sessuale (lo ribadiamo, roba da mascalzoni). Facciano un sano esame di coscienza: forse questo ce lo siamo cercate anche noi?”. Tesi confermata anche in un’intervista in cui don Corsi ribadiva: “Si sa che il maschio è violento e la donna non deve provocare. Mettiamo che lei veda un donna nuda davanti a lei, che cosa prova? Risponda con i coglioni! Il maschio è da sempre violento, non sa trattenere l’istinto, e quindi se la donna lo provoca lui, o almeno molti, tanti, non si sanno controllare”.

Ora è arrivata la retromarcia con una breve nota in cui il parrocco scrive che “dopo una notte insonne per il dolore ed il rimorso per la giusta polemica causata dalla mia ‘imprudente provocazione’, nel rinnovare ancora più sentitamente le scuse non solo a tutte le donne colpite dal mio scritto ma anche a tutti coloro che si siano sentiti offesi dal mio operato o dalle mie parole, in primis il giornalista verso il quale, in un momento di ira, ho proferito quella ignobile parola, voglio comunicare che ho deciso di mettere da parte l’abito talare, del quale mi sento indegno, nella speranza che la riflessione e la penitenza mi consentano un giorno di riconquistare quella serenità che ho oggi innegabilmente smarrito”.

AGGIORNAMENTO – Don Piero Corsi ha smentito l’intenzione di lasciare l’abito talare: in una dichiarazione rilasciata all’Adnkronos, il sacerdote ha affermato di non aver inviato lui la nota di scuse e ha affermato: “Smentisco di voler lasciare l’abito talare e di aver inviato alcuna lettera alle agenzie di stampa dove annunciato questa presa di posizione”.

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