Hitchcock, il genio innamorato che creò Psycho

Sullo schermo le sue ossessioni  avevano la bellezza algida di Grace Kelly, Kim Novak, Ingrid Bergman, e Tippi Hedren.  Ma nella vita, fu solo una la donna che il Maestro indiscusso del brivido amò più delle sue tante “Bionde alla Hitchcock”: Alma Reville, la sua musa, compagna di vita e sul lavoro.  Si dice che dietro ogni grande uomo, c’è sempre una grande donna. E Alma fu l’ingrediente segreto che contribuì a creare il mito di Alfred Hitchcock.  In Hitchcock (in uscita il 4 aprile), Sacha Gervasi porta sul grande schermo questo solido e problematico legame d’amore attraverso il del making of della pellicola più iconica e di successo del regista inglese: Psycho.

Già al culmine della sua carriera, dopo aver girato Intrigo Internazionale, Sir Alfred Hitchcock (Anthony Hopkins) ha ancora voglia di stupire le platee. Alla ricerca della giusta ispirazione per la sua prossima pellicola, si imbatte nel romanzo di Robert Block, “Psycho”, ispirato alla raccapricciante storia vera del “macellaio di Plainfield” Ed Gein. Fu amore a prima lettura, ma la Paramount si rifiuta di produrlo. “Troppo violento” sentenzia lo studio.  Senza perdersi d’animo, Hitchcock e Alma (Helen Mirren) riescono a trovare i soldi necessari a finanziare la pellicola, affidano la sceneggiatura a Joseph Stefano (Ralph Macchio), e scelgono gli interpreti per i ruoli principali – Janet Leigh (Scarlett Johansson), Anthony Perkins (James D’Arcy), Vera Miles (Jessica Biel). Le riprese iniziano l’11 novembre 1959 e si rivelano da subito più travagliate del previsto, tra le pressioni dei produttori, le riserve della censura, le critiche della stampa, e una crisi coniugale. Il tempo però darà ragione a “Hitch”: Psycho sarà il più grande successo commerciale della sua carriera.

Solo un esordiente alla regia poteva avere il coraggio di assumersi la responsabilità di portare sullo schermo una figura quasi mitica come quella di Alfred Hitchcock, il cui genio creativo è ancora oggi fonte di ispirazione per tanti giovani cineasti. Lo fa Sacha Gervasi con un film per cui l’etichetta di “biopic” è quanto mai riduttiva oltre che inappropriata. Più che narrare la vita del grande regista inglese in un momento decisivo della sua carriera, Hitchcock si concentra prevalentemente sul rapporto contrastato tra un marito e una moglie. E’ questo il vero cuore del film. La produzione fittizia di Psycho è quasi un pretesto narrativo per scavare a fondo nella personalità complessa dell’uomo Hitchcock, svelandone quelle manie, stranezze, fragilità, e inquietudini, pazientemente sopportate e alleviate da una donna che nella realtà ha sempre camminato un passo indietro all’ombra ingombrante del marito e, per cui questo film vuole essere una sorta di rivincita postuma. Storica collaboratrice del regista, valida sceneggiatrice ed esperta di montaggio, il nome di Alma Reville non comparve mai nelle pellicole dirette da Hitchcock, ma in più di un’occasione il suo apporto fu più che determinante. A dar vita sullo schermo ad un rapporto scoppiettante, fatto di ironia, complicità e rispetto reciproco, sono due mostri sacri del cinema britannico Anthony Hopkins ed Helen Mirren. Del primo colpisce soprattutto l’impressionante somiglianza fisica, oltre che quel suo humor così tipicamente british; la Mirren dà ad Alma un piglio brillante che fa spesso la differenza.

Nonostante il film sia piacevole da guardare, si ha la costante sensazione che manchi qualcosa. Forse proprio quella suspense di cui Hitchcock era Maestro indiscusso. Il racconto del menage familiare è debole e poco avvincente. Dove il film realmente funziona è in quei momenti in cui violando la segretezza del set, entriamo nel vivo del processo creativo di Psycho. Come dei voyeur osserviamo i retroscena del film, le sfide affrontate dal regista, il suo maniacale perfezionismo e la sua morbosità verso le attrici protagoniste. Riusciamo perfino ad entrare in sala di montaggio per guardare prendere forma a quella sequenza nella doccia che ha terrorizzato generazioni di spettatori e che a 50 anni di distanza, riesce ancora incredibilmente a fare scuola. Perchè non è da tutti massacrare la protagonista a metà del film. Solo Hitchcock poteva farlo.

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