Bangladesh, sotto le macerie duecento persone ancora vive

Una lotta contro il tempo, un lavoro difficile in cui basta solo un secondo e una vita umana può spegnersi: continuano ad operare i soccorritori in Bangladesh dove mercoledì è crollato un edificio di otto piani alla periferia di Dacca. Sono oltre duecento le persone ancora in vita rimaste imprigionate sotto le macerie: la conferma è arrivata dal sottosegretariato bengalese alle amministrazioni locali, Jahangir Kabir Nanak che ha fatto anche un bilancio provvisorio del crollo.

Al momento sono 281 i morti accertati, mentre nella notte sono state tratte in salvo altre 54 persone: ora si lavora per assicurare una speranza alle oltre duecento ancora intrappolate sotto l’edificio. I soccorritori cercano di far arrivare acqua e cibo a chi è sotto le macerie, in attesa di poterle tirare fuori: intanto però cresce la rabbia della popolazione nella capitale del Bangladesh.

In strada sono scese migliaia di persone, compresi i lavoratori dell’industria tessile del paese, per protestare contro il crollo del palazzo dove c’erano numerosi stabilimenti tessili, banche e negozi: l’edificio è venuto giù durante i lavori di costruzione di un nono piano e molti degli oltre duecento morti sono operai. La tensione in città è alle stelle: scontri ci sono stati tra i manifestanti e la polizia che ha sparato lacrimogeni e proiettili di gomma verso la folla.

Nel corso degli incidenti sono state incendiate due fabbriche di confezioni, così come sono state danneggiate decine di veicoli. La protesta ha coinvolto anche altre città che sorgono intorno a Dacca: i manifestanti chiedono l’arresto dei proprietari dei laboratori ospitati nell’edificio crollato.

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