Ask.fm, il social network più controverso del momento

Ask.fm nasce nel 2010 in Lettonia. L’idea di Klaves Sinka è semplice, ma efficace: creare una piattaforma digitale all’interno della quale gli adolescenti possano comunicare attraverso la classica formula del “botta e risposta”. La scalata fra i siti web è immediata e il consenso fra i teenager dai 13 ai 18 anni in costante crescita.

La rete è enorme, con più di 60 milioni di utenti iscritti, di cui 1.4 milioni in Italia. C’è un solo problema, l’anonimato. Sì, perché Ask.fm consente la formulazione delle domande sulla bacheca degli altri utenti in forma totalmente anonima. Una caratteristica molto criticata, soprattutto in seguito ai diversi casi di cyberbullismo registrati proprio all’interno del social network.

Nello scorso agosto, poi, scoppia la polemica e numerosi mezzi di informazione portano l’attenzione sul fenomeno Ask.fm. La denuncia arriva in primo luogo dalla Gran Bretagna, dove i quotidiani scrivono del suicidio dell’adolescente Hanna Smith, avvenuto in seguito alle numerose offese e istigazioni ricevute anonimamente sul sito web. Pesante la reazione del premier Cameron, che denuncia Ask.fm come responsabile del suicidio e della diffusione del fenomeno del cyberbulling.

Anche in Italia il caso Ask.fm fa il giro delle grandi testate. La questione è controversa. Il social network è molto attraente per gli adolescenti italiani. I nativi digitali iniziano presto a navigare in rete e tra i ragazzi non manca chi dichiara di saper distinguere chiaramente un approccio amichevole da un tentativo di stalking. Tutto questo, però, non elimina le fragilità e insicurezze tipiche dell’adolescenza, sempre pronte ad emergere.

In questo panorama, gli esperti di Internet ritengono eccesive reazioni come quella del premier inglese. Sottolineano la necessità di educare innanzitutto i genitori, spesso troppo distanti e impreparati sull’uso del web e dei social network usati dai propri figli, ricordando l’esistenza di funzioni create appositamente per la protezione degli utenti, quali l’opzione “segnala abuso”.

Intanto in Italia si è tornato a parlare di Ask.fm, dopo la rissa avvenuta a Bologna ad opera di un gruppo di quindicenni e sedicenni. Lo scontro infatti potrebbe essere stato iniziato proprio sul social network. Un fatto che mantiene aperto il quesito già posto dal caso Smith: “Fino a che punto Ask.fm può essere considerato responsabile della diffusione del fenomeno del bullismo online e, addirittura, dei casi di suicidio adolescenziale?”

Come abbiamo visto, la risposta non è univoca. Ma un elemento è certo: Ask.fm continua a garantire il totale anonimato fra i giovani utenti, rischiando di azzerare il senso di responsabilità e di pudore. Una conseguenza forse evitabile con un cambiamento di rotta verso la creazione obbligatoria di profili trasparenti. Dopo la bufera a livello globale, vedremo se Sinka ci rifletterà sopra.

[Fonti: The Guardian]

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