Il cattivo di Austin Powers rischia la pena di morte

In “Austin Powers – Il controspione“, primo dei tre film comico-demenziali sull’agente segreto inglese con protagonista Mike Myers, il wrestler Joe Son interpretava il cattivo di turno Random Task, parodia del più famoso Oddjob, tirapiedi asiatico del nemico di James Bond, Goldfinger.

Con la sua robusta corporatura allenata sui ring e lo sguardo da “malvagio“, aveva tentato con questo ruolo di avviare una nuova carriera nel mondo del cinema, stroncata praticamente sul nascere dalla forte propensione del coreano a cacciarsi in seri guai.

Infatti Joe Son era già noto alla giustizia da tempo: nel 2008 venne arrestato per vandalismo all’interno di un negozio di elettrodomestici, gli fu prelevato il DNA e dalla comparazione con quello rinvenuto sulla scena del crimine la polizia lo ricollegò ad un caso di stupro avvenuto nel 1990. L’attore venne accusato di aver partecipato al tremendo atto di violenza di gruppo ai danni di una ragazza di vent’anni che venne costretta a rapporti e torture di ogni tipo al grido di “Oggi è natale, è il tuo giorno fortunato!“.

Per la vergognosa vicenda venne condannato a 15 anni di reclusione nel carcere di massima sicurezza di Wasco in California dove, pochi giorni fa, ha commesso un nuovo terribile gesto, pestando a morte con calci e pugni il suo compagno di cella Thomas Graham. Per omicidio volontario l’accusa questa volta non ha concesso a Son la possibilità del carcere, ma ha pronta una richiesta ben più pesante: la pena di morte.

L’indole violenta e criminale di Joe Son non ha certamente lasciato spazio ad un futuro di successi nel mondo di Hollywood e le poche occasioni in cui lo abbiamo visto sul grande schermo non ci danno modo di valutare quale destino promettente avrebbe avuto davanti a sé il giovane coreano. Le sentenze di condanna a morte hanno sempre un forte impatto sull’opinione pubblica e sicuramente l’epilogo dell’attore sarà seguito con più interesse rispetto a quando si dedicava alla carriera di attore.

Ora la sorte del cattivo di “Austin Power” è nelle mani del sistema giuridico della California, che deciderà se calare definitivamente il sipario sulla travagliata vicenda o concedergli un’altra possibilità di riscatto.

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