La vita non è in rima (per quello che ne so), nuovo libro per Ligabue

La vita non è in rima (per quello che ne so) perché nella vita i conti non sempre tornano. Potrebbe sembrare un’affermazione pessimista ma se questo vuol dire non vivere secondo schemi precostituiti che fanno accadere le cose con minuziosa puntualità, allora dovremmo aggiungere “Per fortuna”. È questo il senso del titolo del nuovo libro di Luciano Ligabue, La vita non è in rima (per quello che ne so), uscito il 5 settembre e scritto a quattro mani con Giuseppe Antonelli, linguista e conduttore radiofonico. Un libro che farà conoscere un Ligabue inedito, introspettivo ma anche ironico, sensibile ma anche pungente, che sorprenderà i suoi fan, e non solo, come da sempre sa fare.

Dopo dodici ore di intervista che hanno più il sapore di un’instancabile chiacchierata tra amici il risultato sono undici capitoli, numerati da zero a dieci proprio come il titolo del film diretto nel 2002 dallo stesso Ligabue, in cui il cantante emiliano spiega il suo punto di vista sul mondo con uno sguardo filtrato attraverso la musica. La sua musica. Un’intervista realizzata in occasione del Festival letterario di Mantova, durante la quale Antonelli e Ligabue hanno discusso e ragionato proprio a partire dalle canzoni, dai testi del cantautore per ricondurre tutto il discorso ad un unico punto focale: la scrittura nelle sue diverse forme. Non importa quale sia l’argomento – nel libro ci sono tutti: la famiglia, la politica, l’arte, il sesso, l’amore, il calcio, l’amicizia, il dolore, la speranza, la memoria, la famiglia, il dialetto, la felicità – il punto di partenza sono sempre le parole. Parole che possono diventare poi musica, racconto o sceneggiatura cinematografica.

Ligabue ha fatto tutto: la sua vita è music, ma ha anche trovato il tempo per scrivere non solo dei racconti che sono poi stati raccolti in due volumi (Fuori e dentro dal borgo e Il rumore dei baci a vuoto), ma anche 77 poesie raccolte in Lettere d’amore nel frigo, il romanzo La neve se ne frega, uscito nel 2004, e le sceneggiature di due film, Radiofreccia e Da zero a dieci. Si è avventurato in linguaggi molto diversi da quello musicale scoprendo che “scrivere un romanzo è molto diverso dallo scrivere un racconto, che a sua volta è molto diverso dallo scrivere poesie. E scrivere poesie è molto diverso dallo scrivere sceneggiature. E tutto è molto diverso dallo scrivere musica”, come lui stesso ha ammesso in un’altra intervista-video sempre con Antonelli, in occasione della presentazione del libro.

All’interno del libro c’è anche un regalo per i suoi fan: tutti i testi integrali dell’album di inediti che uscirà il 26 Novembre. “Non sopporto l’idea che si valutino i testi senza considerare la parte musicale perché una canzone non la si fa a fette”. Eppure nel libro non era possibile fare diversamente: così il cantante ha deciso di introdurre nei commenti un’anticipazione del contesto musicale in cui gli ascoltatori li troveranno.

Parole scelte accuratamente per comporre il pentagramma della sua vita ed essere amplificate dalla melodia della sua musica. Dietro ogni scelta ci sono un lavoro e uno studio mirato, nel tentativo di preservare quello che lui stesso ha definito “il suo linguaggio” per fare in modo che in ogni storia raccontata sia presente l’elemento vitale indispensabile. Solo apparentemente dunque in balia della vita. In realtà la sfida che accompagna Ligabue in ogni suo progetto è di fare passare nella rima, nelle parole, quanta più vita possibile. Nel libro questo aspetto è il fil rouge che lega tra di loro i capitoli ed emerge prepotentemente ogni volta che Luciano nella realtà legge un libro, guarda un film o ascolta una canzone. E poi scrive. Lasciare che le parole scorrano sul foglio sotto lo stimolo dalla vitalità percepita quotidianamente significa anche “pensare che quella sorta di irruenza alla fine possa finire all’interno delle cose che faccio” dice sempre al microfono di Antonelli.

E le senti le vene piene di ciò che sei, e ti attacchi alla vita che hai” recita una canzone del rocker ma ancora una volta l’argomento si rispecchia nel libro: le parole sono il suo sguardo sul mondo e tutto sta esattamente in ciò che vediamo e nel modo in cui lo vediamo e percepiamo. E così ognuno diventa ”ciò che vede in quel momento” e vive la sua vita per la ragione stessa in cui la vede in un determinato modo, protagonista nel costante tentativo di sentirsi “leggero, nel vestito migliore, nella testa un po’ di sole ed in bocca una canzone”. Ecco che, con un percorso circolare, dalla vita si passa alla musica e dalla musica alla vita come un viaggiatore che intraprende sempre un nuovo cammino in cerca di quanta più vita i suoi occhi possano contenere ma alla fine torna nel suo territorio, nella musica, “da cui parte e a cui sempre torna”.

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