Nove nuvole, sette cieli e due cuori

Ho provato a immaginare molte volte quale sarebbe stata la colonna sonora del film della mia vita.
Ci sono canzoni che ci accompagnano per un viaggio, altre per una stagione, altre ancora per un tempo più lungo, così lungo che abbiamo quasi la convinzione che siano state scritte proprio per noi.
Esistono cantanti che ci cambiano l’esistenza e altri che ci strappano un veloce sorriso, per poi sparire per sempre dalla nostra testa. (Per non parlare di quelli che ci fanno perdere fiducia nell’umanità…).
Alcuni momenti hanno bisogno di silenzio assoluto o di rumori ovattati, del sospiro del vento, dello scroscio delle onde. Io ne vivo tanti. Non ascolto mai musica quando scrivo, prima di andare a dormire, quando leggo o quando faccio i conti amari delle spese e delle bollette.
Riesco a tollerare spesso l’assenza di musica tranne, però, quando c’è di mezzo l’amore.
Ho consumato chilometri di nastro di musicassette, vagonate di CD, librerie intere di mp3 per amore. Perché quando sei felice, ma soprattutto quando soffri come un cane per un cuore spezzato, non c’è nulla che possa salvarti la vita come una canzone.
Gli ultimi anni sono stati un jukebox. Non ho fatto nemmeno un passo senza indossare le cuffie e ascoltare canzoni che parlavano di me, delle mie storie e di quelle cose che abbiamo bisogno di sentirci dire e che i cantautori sanno raccontare con tanta precisione.

A fine agosto ho ascoltato En e Xanax, il nuovo singolo di Samuele Bersani, incuriosita dal titolo che sembrava una ricetta medica perfetta per alleggerire giorni di fatica e batticuore. Una soluzione alle mie settimane travagliate, soprattutto sentimentalmente.
Mi aspettavo introspezione, malinconia e asprezza e invece ho trovato il racconto di una bella storia tra due esseri fragili e invincibili, come sanno essere gli innamorati.
Un pezzo chiaro, quasi facile, che parla di un ragazzo e una ragazza che si incontrano, si confessano debolezze ed esorcizzano le paure stando insieme, perché “in due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore e su di me puoi contare per una rivoluzione”.
Sulla sua pagina Facebook, il cantautore di Cattolica ha mostrato, un paio di settimane prima dell’uscita, un tatuaggio con il titolo della canzone accompagnato dallo status/confessione: “Per essermi tatuato per la prima volta in vita mia, significa che En e Xanax è per me una canzone veramente Speciale, come Speciale è la storia che ci sta dietro…”.
Ha dichiarato poi, in molte interviste, di aver tratto ispirazione dalla sua nuova relazione, con una donna incontrata sotto le finestre della casa di Lucio Dalla (suo mentore dall’inizio degli anni ’90), che è diventata compagna e musa.
Il singolo è contenuto nell’album Nuvola numero nove, l’ottavo di Bersani e il suo unico a entrare nella classifica Fimi direttamente al primo posto.
Il titolo viene dall’espressione inglese cloud nine, equivalente al nostro settimo cielo, che è anche il titolo di una traccia. Una metafora piena di speranza. E ne abbiamo dannatamente bisogno!

Nel disco, Samuele mette in piazza i suoi sentimenti e vive una specie di rinascita. Afferma di aver inserito qualche accenno autobiografico, anche se poi ammette che molte idee sono nate ispirandosi a quello che succedeva intorno a lui, non necessariamente a quello che viveva in prima persona. Il risultato sono dieci brani, scritti, arrangiati e prodotti da lui, che hanno poca introspezione bersaniana (che ritroviamo accennata in Spia polacca e Ultima Chance) e molta serenità, a volte quasi allegria e una durezza smorzata da un velato entusiasmo.

Ho ascoltato l’album tante volte, mentre passeggiavo, prendevo la metro, facevo la fila in posta, sceglievo i prodotti dagli scaffali del supermercato.
Non mi accorgevo nemmeno di far ripartire tutto dall’inizio, arrivata all’ultimo brano.
D.A.M.S. mi ha fatto sorridere con nostalgia, perché anch’io, da studentessa, “avrei dovuto immaginarlo prima che un giorno al posto del futuro mi sarei trovato un campo di presente vecchio già scaduto” e Reazione umana mi ha fatto annuire quando dice che “vivere in emergenza anestetizza l’anima”.

Nuvola numero nove è un disco leggero, anche se qui e là si incontra una certa profondità, da ascoltare per sentirsi un po’ meglio e per allentare le tensioni, come con una pastiglia di Xanax, ma con la sola controindicazione di canticchiare ritornelli orecchiabili e battere il tempo con il piede.

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