Spicca il B factor in una domenica senza serie A

Lo confesso, ho un debole per la B. Dai tempi di mio padre (Gianni, lo saprete già), quando piccolino lo seguivo nelle sue avventure in giro per l’Italia: da Genova a Lecce, passando per Catanzaro e Cosenza, Catania e Palermo. Lui allenava, io studiavo. Ricordo città intere che aspettavano la domenica per riempire gli stadi e trasmettere la propria passione. La partita come appuntamento imperdibile per difendere i rispettivi colori e sognare di sfidare le grandi in serie A.

Oggi, la B non gioca di sabato solo quando al piano di sopra si fermano, gli impianti -obsoleti- sono meno pieni, c’è poco spazio per i sogni e forse qualche possibilità in più per i ragazzi. Qui si costruiscono i talenti del futuro, da queste parti sono emersi recentemente Florenzi e Verratti, Immobile ed El Shaarawy. Quando facevo le telecronache del Padova e vedevo quel ragazzo con la cresta toccare il pallone dolcemente e partire in velocità con eleganza, beh giuro di aver sentito qualcosa dentro: le chiamano vibrazioni, mi capitano quando osservo un potenziale campione. Adesso il piccolo Faraone è diventato grande, mentre la B è rimasta lì pronta a sfornarci altri giovani da raccontare.

B Factor, anche per gli allenatori. B come Beretta, Bisoli e Bergodi, tre storie da copertina in un week end tutto dedicato agli appassionati di questo campionato. Beretta perché negli ultimi anni si erano dimenticati di lui e lui non aveva fatto molto per farsi rimpiangere. Qualche scelta sbagliata, persino una parentesi brevissima in Grecia, la sensazione di non essere più di moda. Tutta colpa della normalità. Di un suo calcio poco reclamizzato ma sicuramente più efficace di alcuni fenomeni nati e spariti nell’arco di una stagione. Nel momento più delicato della sua storia recente, il Siena si è ricordato di avere un amico. Quel Mario Beretta che aveva già vinto il Palio della professionalità e aspettava un’altra occasione. Così, tra una penalizzazione e l’altra, i toscani danno fastidio a tutti, puntano almeno all’ottavo posto (quest’anno le regole per i play off sono cambiate) e possono contare sul talento di Rosina e Giacomazzi, più quel Giannetti di cui presto sentirete parlare in altre platee.

Bisoli perché la sua storia assomiglia a quella di Beretta: è tornato dove lo amavano (e amano) per dimenticare alcune panchine capricciose, ha ritrovato quella grinta e quella carica che ne avevano fatto un allenatore molto corteggiato. A Cesena, con quella vecchia volpe di Foschi come ds, adesso pensano giustamente di avere una squadra che possa giocarsela con tutti. Succi, altro romagnolo, che davanti non perdona, e giovani come Defrel e Garritano (scuola Inter) da mettere in vetrina. Foschi avrebbe voluto Bisoli anche a Padova, l’ha riportato in Romagna e presto offriranno piadine a tutti. Altro che salvezza, si alzi pure l’asticella degli obiettivi iniziali. Come vorrebbe Corioni a Brescia, ecco perché Giampaolo ha deciso di andarsene: avevano programmato la A in due anni, ma dalle dichiarazioni traspariva più fretta. Bergodi lo sa, ma il suo entusiasmo è contagioso. E si vede. È stato l’unico a non perdere contro Iachini, rischiando anche di vincere, bloccando poi lo Spezia al Picco e non è mai facile.

Conosco Cristiano (Bergodi) da tempo, lo stimo come persona e lo apprezzo come allenatore. È emigrato in Romania per emergere e farsi notare, ha tirato fuori le palle. Cambiando più squadre e facendo sempre bene anche dove non dev’essere facile per un tecnico italiano. Tant’è che Lucescu l’ha raccomandato a Corioni e lui ha risposto mettendosi in macchina senza nemmeno pensarci un secondo.

Altri appunti sparsi sulla giornata. Applausi al Crotone che vola e vince ancora, con quel Pettinari di cui si parla benissimo da anni. Una stretta di mano a Reggina e Ternana che non hanno mandato via Atzori e Toscano alle prime difficoltà e la risposta la conoscono Lanciano e Empoli, le battistrada. Consiglio che giriamo al Pescara: sarebbe facile adesso esonerare Marino, ma le rivoluzioni hanno bisogno di tempo. Quello che sembra già mancare per Padova e Juve Stabia, è vera crisi. Mutti ha perso il derby a Cittadella e si è preoccupato, Braglia non sa più vincere ma non può essere diventato il problema dove volevano farlo sindaco. Sabato saranno faccia a faccia, all’Euganeo. Mi sono prenotato per la telecronaca su Sky. Io, nato a Castellammare e cresciuto a Padova. Con un debole per la B.

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