Taranto tuona: l’Ilva non la vogliamo più

La storia di Taranto sarebbe lo scenario ideale per un fantastico fumetto di Stan Lee, invece è solo il più nero capitolo della storia italiano dell’ultimo ventennio. Non meno importante delle stragi di mafia e non meno scioccante del processo “Mani pulite”, oggi l’Italia dovrebbe fare un minuto di silenzio per una città che un po’ alla volta sta morendo su stessa. Una Taranto assetata di giustizia tuona, e stavolta lo fa ai piani alti per farsi sentire, le parole sono di chi è davvero stufo di non poter continuare a vivere come gli dovrebbe essere consentito di diritto.

Quelle di Antonia Battaglia è la voce della gente che l’Ilva non la vuole più. Quelle portate al parlamento europeo sono le espressioni di chi non può accettare di dover rimanere in mezzo ad uno strada per preservare il proprio diritto alla vita. Antonia Battaglia, in rappresentanza di Peacelink e Fondo antidiossina Taranto, è andata al parlamento europeo personalmente per poter parlare alla presenza di tutti circa la situazione della città.

Le parole espresse sono al veleno, non curante delle ritorsioni dello stato, l’attacco non è al PDL o al PD, ma a tutte le autorità italiane che hanno sempre saputo ma fingono ancora di non vedere. Ad oggi nonostante tutto quello che è stato detto e nonostante i terribili numeri che parlano di questa città, continuano a garantire all’Ilva di poter produrre come ha sempre fatto negli ultimi 20 anni.

«La diossina, a Taranto, è stata trovata nel sangue e nel latte materno; la diossina a Taranto copre tutto e ha contaminato tutto» queste le parole della Battaglia che porta finalmente in Europa le sensazioni e le condizioni di vita di vita che oggi gli abitanti della città pugliese sono costretti a subire, la rappresentate di Peacelink e Fondo antidiossina Taranto conclude con delle parole dirette al cuore di tutti, quando dice che i bambini di Taranto al momento non hanno futuro.

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