Addio a Luigi Magni, regista della Roma risorgimentale

Si è spento questa mattina a Roma, a 85 anni, Luigi Magni, cineasta e soggettista che ha raccontato con garbo e ironia la realtà capitolina del Risorgimento, fatta di popolo, aristocrazia e intrighi ecclesiastici.

Magni, simbolo di un cinema popolare e allo stesso tempo impegnato, aveva esordito come sceneggiatore e e aiuto-regista nel 1956 in Tempo di villeggiatura, con Vittorio De Sica. L’esordio dietro la macchina da presa arriva nel 1968 con la commedia Faustina, interpretata da Vonetta McGee e Renzo Montagnani. Ma il successo arriva l’anno seguente, con Nell’anno del Signore, primo capitolo di una trilogia seguita da In nome del papa Re (1977) e In nome del popolo sovrano (1990), in cui si osserva da vicino l’ambiente della Roma papalina del periodo risorgimentale, con un utilizzo massiccio di componente romanesca (nei linguaggio e nei dialoghi) e proponendo un mix fra commedia e dramma storico.

A parte la trilogia, (emblema del suo stile e delle sue tematiche) Magni ha fatto ampio ricorso alla traccia storica in altri film, tra cui Scipione, detto anche l’Africano (1971), Secondo Ponzio Pilato (1987) e ‘o Re (1989) quest’ultimo con Giancarlo Giannini nei panni di Francesco II di Borbone.

Molto attivo negli anni ’70 e ’80, il cineasta romano ha avuto ruolo fondamentale anche nella commedia italiana, prendendo parte come regista ad alcuni film a episodi (Basta che non si sappia in giro, Signore e signori, buonanotte, Quelle strane occasioni) e come sceneggiatore in Per Grazia ricevuta (lungometraggio d’esordio di Nino Manfredi, suo attore principe) e La ragazza con la pistola di Mario Monicelli.

Inattivo dal 2000, anno della sua opera di congedo (La carbonara, ancora ambientata a Roma), Magni, come il suo collega Carlo Lizzani (suicidatosi all’inizio di questo mese) è l’emblema di un cinema italiano che sapeva coniugare quantità e qualità e che insieme ai vari Monicelli, Salce, Bolognini, Festa Campanile e Lattuada, ha dato negli anni ’60 e ’70 nuova linfa al made in Italy cinematografico, in una fase in cui lo slancio neorealista si era ormai esaurito.

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