Atleti e personaggi famosi testimonial del cibo spazzatura e in America scoppia la polemica

Appena possibile, tra un allenamento e l’altro, gli atleti deliziano i propri fisici scolpiti con spuntini che con l’attività fisica non vanno esattamente d’accordo. Cibi e bevande rigorosamente ipercaloriche, mica barrette energetiche, in mano a personaggi famosi che sembrano così avere un rapporto regolare con i fast food. È questo uno dei paradossi contemporanei, poiché gli spot pubblicitari hanno la capacità di rendere reali anche le situazioni più inconcepibili.

La polemica è scoppiata in seguito all’iniziativa della first lady Michelle Obama chiamata “Let’s move”, volta a dare l’avvio a un ciclo di informazione alimentare verso le nuove generazioni, essendo l’America in una continua battaglia culturale al consumo eccessivo di cibo spazzatura. A partecipare al progetto anche il campione di basket Shaquille O’Neal e la cantante Beyoncé, criticati per aver in passato pubblicizzato junk food e bevande ricche di zucchero. Questa la scintilla che ha scatenato il caso, sostenuto da uno studio condotto dal Rudd Center for Food Policy and Obesity dell’Università di Yale, dal quale è emerso che su 100 atleti professionisti rappresentanti di 512 brand, quasi un quarto ha sponsorizzato cibi e bevande.

Sono proprio gli spot di cui sono testimonial a incrementare la fama di molti atleti, tra cui la star del football americano Peyton Manning, noto soprattutto per la miriade di pubblicità che hanno promosso i biscotti Oreo e la Papa John’s Pizza, il cestista LeBron James che ha collaborato con McDonald’s e Sprite e la tennista Serena Williams, anch’essa testimonial di junk food. Inoltre gran parte degli sportivi che promuovono questi prodotti provengono dall’Nba e dall’Mbi. L’Italia non è da meno, con un Antonio Banderas in forma smagliante che esalta cornetti e biscotti, come se fossero appena stati sfornati dalla nonna, per non parlare di Belen Rodriguez, in perfetta forma raggiante dietro il bancone del fast food.

La persuasione è la parola d’ordine, motore di cattive abitudini alimentari che vengono trasmesse ai bambini direttamente dai visi sorridenti e appagati dei loro eroi. Così anziché incoraggiare una regolare attività fisica, trasmettendo la passione per lo sport e la cura del corpo, si spinge verso un elevato consumo di alimenti rischiosi per la salute.

Sono proprio le pubblicità sul cibo a produrre la voglia costante di assumere tali prodotti in un processo euforizzante che crea gratificazione e piacere. Un vero e proprio disturbo a livello psicologico, che porta il corpo alla dipendenza. I genitori e i ragazzi sono influenzati dall’opinione degli atleti sulla scelta del cibo, proprio per la loro fisicità, che non mostra gli effetti di un consumo eccessivo, ma li eclissa abilmente. Uno sfruttamento della fiducia che i più piccoli ripongono nei propri eroi e della loro ingenuità dovuta anche a un cattivo controllo da parte degli adulti.

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