Madri-bambine: il dramma si combatte con l’istruzione

Si chiama “watta satta”, letteralmente dare-avere, la forma di scambio matrimoniale attualmente diffusa soprattutto in Pakistan e Afghanistan.
Il watta satta implica il matrimonio contemporaneo di una coppia di fratello e sorella con due appartenenti allo stesso nucleo familiare e in molti casi comprende le coppie zio-nipote o le coppie di cugini. Questa forma di matrimonio, tipicamente endogama, è la più diffusa in Pakistan, dove più del 75% dei matrimoni avviene tra consanguinei.

Avevo 16 anni e non avevo mai perso un giorno di scuola. Studiare mi piaceva così tanto. Sognavo di andare al college, trovare un buon lavoro e portare via i miei genitori dalla squallida baracca in cui abitavamo. Poi, un giorno, mi hanno detto che dovevo lasciare tutto: mi avevano scambiato con la fidanzata promessa a mio fratello maggiore.“. A parlare è Komal, 18 anni, India, dalle pagine de La ventisettesima ora del Corriere della Sera.

Ma le spose bambine e soprattutto le madri bambine sono tantissime nel mondo, come emerge dal Rapporto sullo stato della popolazione nel mondo 2013 dell’UNFPA (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione). “Madri bambine: affrontare il dramma delle gravidanze tra adolescenti”, è stato il titolo scelto in Italia per la presentazione in contemporanea mondiale il 30 ottobre 2013.

Lanciato da AIDOS, Associazione italiana donne per lo sviluppo, il Rapporto ha messo in evidenza le principali sfide poste dal fenomeno della gravidanza adolescenziale e le gravi ripercussioni sulla vita delle ragazze, sull’istruzione, la salute e le opportunità lavorative future, indicando anche cosa è possibile fare per invertire questa tendenza e proteggere i diritti umani delle ragazze.

I numeri di questo fenomeno sono impressionanti, leggerli in fila, uno di seguito all’altro mette i brividi: ogni giorno, nei Paesi in via di sviluppo, partoriscono 20.000 ragazze al di sotto dei 18 anni, cioè 7.3 milioni l’anno. 2 milioni di queste ragazze hanno meno di 15 anni. Il 95 per cento delle nascite adolescenziali si verificano nei Paesi in via di sviluppo. Ma anche nei paesi sviluppati, ogni anno partoriscono circa 680.000 adolescenti e quasi la metà di questi parti si verificano negli Stati Uniti .

Se gli adolescenti costituiscono circa il 18 per cento della popolazione mondiale e l’88 per cento vive nei Paesi in via di sviluppo, il costo opportunità-vita relativo alle gravidanze adolescenziali, misurato dal reddito annuale perso dalla madre durante tutta la sua vita, va dall’1% del PIL annuale, ossia 124 miliardi di dollari, in Cina, al 30%, ovvero 15 miliardi di dollari, in Uganda.

Gli aborti non sicuri praticati ogni anno nei Paesi in via di sviluppo sono 3,2 milioni, di adolescenti tra i 15 e i 19 anni e si stima che circa 70.000 adolescenti nei Paesi in via di sviluppo muoiano ogni anno per complicazioni durante la gravidanza ed il parto.
Le ragazze che rimangono incinte prima dei 15 anni nei paesi a basso e medio reddito hanno il doppio del rischio di morte materna e fistola ostetrica delle donne più grandi, soprattutto nell’Africa sub-sahariana e in Asia meridionale.

Certamente il problema delle madri-bambine è molto più grave nei Paesi in via di sviluppo, così come quello del traffico di bambini, ma secondo il Rapporto dell’Unfpa il fenomeno ha un peso considerevole anche in alcuni Paesi industrializzati, come negli Usa dove solo circa la metà delle adolescenti che restano incinta terminano gli studi.

Basta guardare la televisione per rendersi conto di quanto il problema stia diventando comune anche in Italia: su MTV, dopo la serie americana “Teen Mom”, è arrivata anche quella dedicata alle italiane, “16 anni e incinta”. Queste serie mostrano le difficoltà che le ragazze devono affrontare ogni giorno, dal matrimonio alle relazioni con la famiglia, dalle finanze al conseguimento del diploma, dalla ricerca di un lavoro alle pratiche per un’eventuale adozione e ogni episodio si basa sulle dinamiche di vita e le decisioni che dovranno prendere le ragazze, con tutte le problematiche legate all’essere mamme a una così giovane età.

Per il problema delle madri-bambine la comunità internazionale stanzia meno del 2% dell’aiuto per lo sviluppo per le adolescenti. Una cifra irrisoria, considerato che nella storia dell’umanità non ci sono mai state tante ragazze-mamme al di sotto dei 18 anni.
Ma il rapporto sottolinea anche che il denaro è solo una parte della soluzione: è necessario modificare le abitudini e le azioni della società nella quale vivono le ragazze, piuttosto che il comportamento delle adolescenti. L’unico vero deterrente resta l’educazione scolastica che permette di evitare i matrimoni precoci, fortemente associati con la gravidanza precoce. Si stima infatti che circa 39.000 ragazze, sotto i diciotto anni, vengano fatte sposare ogni giorno.

La mia sola speranza era che mio marito mi permettesse di finire gli studi. Invece, quando sono rimasta incinta non avevo ancora compiuto 17 anni. Da allora non ho quasi mai avuto il permesso di mettere il naso fuori di casa“.

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